"Servono operai, chi viene?" Ora il caporalato è digitale

Gruppi su WhatsApp e Telegram per reclutare manodopera a basso costo. Controlli sempre più difficili: "Prima andavamo nelle piazze, ora sono invisibili"

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di Andrea Gianni

"Ho bisogno di quattro muratori per una ristrutturazione a Milano. Chi può venire?". I caporali si sono evoluti. Per reclutare manodopera usano canali Telegram e gruppi WhatsApp, più sicuri rispetto alle piazze. Basta un messaggio per raccogliere le disponibilità, per poi contrattare con la squadra le paghe in nero e fissare l’appuntamento nel cantiere. Gruppi ristretti, quasi sempre formati da stranieri originari dello stesso Paese, dove trovare braccia a basso costo da mandare nei cantieri.

"I contatti vengono gestiti sempre al telefono – spiega uno di loro – tra di noi si usa il passaparola, si va sulla fiducia. Se c’è bisogno di un operaio in più conosco chi consigliare, perché si sa chi lavora più o meno bene". E chi sgarra, perché prova a chiedere il rispetto dei diritti, finisce fuori dal giro con un clic. "Rispetto alle classiche modalità di reclutamento degli operai del passato, quando il caporale passava nelle piazze milanesi con il furgone la mattina presto – spiega Alem Gracic, segretario generale milanese della Filca-Cisl – oggi il lavoro irregolare si è digitalizzato. I caporali usano le piattaforme digitali, il lavoratore in nero non si reca più nelle piazze ma direttamente nel cantiere". Una modalità di reclutamento che rende ancora più difficili i controlli, e rende ancora più invisibili gli schiavi dell’edilizia. "Noi andavamo nelle piazze per informare i lavoratori – prosegue il sindacalista – mentre adesso li possiamo incrociare solo nei cantieri, quando ci è permesso entrare, oppure quando vengono da noi perché si interrompe il rapporto di fiducia tra l’operaio e il caporale".

Caporali che, secondo quanto emerge dalle esperienze raccolte dai sindacati, non chiedono più all’operaio una parte del guadagno in cambio della possibilità di lavorare ma vengono pagati direttamente dalla ditta che si serve della manodopera. Sono "a libro paga" come reclutatori, spesso assunti con un regolare contratto e con mansioni fittizie, con il compito di gestire una rete di contatti in grado di recuperare operai a basso costo e in tempi brevi in caso di necessità. Una corsa accelerata dai bonus: nell’edilizia è aumentata la richiesta di personale, con tutte le sfumature dell’irregolarità. Dal lavoro totalmente in nero a quello “grigio“, pagato in parte regolarmente e in parte fuori busta o con artifici per risparmiare sui contributi. In un settore che in Lombardia conta più della metà degli operai di origine straniera - per lo più albanesi, romeni, nordafricani e pakistani - con scarsa consapevolezza dei propri diritti.

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