Sequestro-lampo e tentata estorsione di 2 milioni a imprenditore: tre arresti a Milano

In manette anche un faccendiere milanese di 42 anni. Secondo l'accusa sarebbe stato lui la mente organizzativa

Polizia

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Milano, 24 giugno 2022 - Il loro obiettivo era mettere a segno un sequestro-lampo per costringere la vittima designata a pagare due milioni di euro.  Il piano fu sventato dagli agenti della Squadra mobile, che quella mattina di inizio marzo 2021 arrestarono in flagranza il capo ultrà della Nord interista Vittorio Boiocchi e Paolo Cambedda. A bordo della Nissan Qashqai, gli investigatori guidati dal dirigente Marco Calì, trovarono pettorine della Finanza, un taser, una pistola a salve con canna modificata e un paio di manette. Approfondendo l'indagine, i poliziotti, coordinati dall'aggiunto Laura Pedio e dal pm Carlo Scalas, hanno ricostruito l'intera vicenda e individuato altri presunti membri del gruppo che volevano estorcere soldi all'imprenditore.

Due giorni fa, è scattato il blitz: tre italiani di 42, 48 e 63 anni sono stati arrestati con l'accusa di tentata estorsione aggravata in concorso; Boiocchi e Cambedda risultano indagati anche in questo filone. Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare c'è anche Ivan Turola, già coinvolto in passato in un'inchiesta delle Fiamme gialle su un presunto giro di mazzette nella Sanità siciliana per l'aggiudicazione di appalti milionari. Non solo, nell'ordinanza del gip Ramundo, si legge che Turola si era candidato (non eletto) alle "elezioni regionali lombarde" del marzo 2018 "nella lista 'Noi con l'Italia'" di Maurizio Lupi (estraneo alle indagini) e nel 2019 "aveva fatto parte di un cordata di imprenditori che avevano rilevato la società calcistica Savona".

Secondo l'accusa, sarebbe stato proprio il faccendiere milanese di 42 anni a organizzare l'azione per chiedere all'imprenditore due milioni di euro "quale compenso per averne asseritamente favorito l'aggiudicazione di un appalto nell'ambito della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione". Appalto che però, a quanto risulta, non è stato mai stato assegnato all'associazione temporanea di imprese costituita dalla vittima. Nel corso dell'esecuzione della misura, oltre a sequestrare materiale utile per il prosieguo delle indagini, i poliziotti della Mobile hanno scovato nell'abitazione del 48enne anche un'arma da fuoco automatica con la matricola abrasa e relativo munizionamento; per questo, l'uomo è stato arrestato anche per detenzione illegale di arma.

Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ileana Ramundo, su richiesta del pm Carlo Scalas, la "pretesa estorsiva"  portata avanti dal gruppo si sarebbe consumata "in tre 'round'", ossia con tre 'visite' minatorie, tra marzo, aprile e giugno 2021, sui luoghi di lavoro dell'imprenditore. Tra le presunte minacce rivolte all'imprenditore ci sarebbe stato il fatto di fargli "intravedere il calcio di una pistola" e anche frasi come "tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo", oltre a mandargli messaggi di questo genere: "Fai il bravo conviene a tutti". 

ha collaborato NICOLA PALMA

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