Sempre più anziani non autosufficienti Ma il 62% degli infermieri lascia le Rsa

Il dossier del centro di ricerche di Sda Bocconi: burnout, fuga verso gli ospedali e costi aumentati. Manca il personale, a rischio la qualità dei servizi. Cambiano i contratti, in aumento le partite Iva

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di Simona Ballatore

La popolazione invecchia, l’offerta di servizi - anche privati - scarseggia. E a scarseggiare sono soprattutto gli infermieri e il personale nelle Rsa: il 61,7% nel 2022 ha virato verso strutture ospedaliere o servizi territoriali. Parte da questa fotografia l’Osservatorio Long Term Care del Cergas di Sda Bocconi - il Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale, in collaborazione con Essity Italia - per capire come rispondere alla "più grande sfida del welfare italiano": non ci gira intorno il quinto “Rapporto Oltc“, a cura di Giovanni Fosti, Elisabetta Notarnicola ed Eleonora Perobelli. Emergenza nazionale e pure lombarda: qui, su una popolazione over 65 pari a 2.295.835 persone (gli ultimi dati Istat si riferiscono al 2020), le persone non autosufficienti sono il 24,4%. Solo il 29% di queste trova risposta tramite l’assistenza domiciliare (dato più alto della media nazionale, che si ferma al 21,5%). Il 19% degli over 75 non autosufficiente trova risposta nelle Rsa, mentre le badanti stimate sono oltre 178 mila. "Le tariffe per i moduli a più alta intensità assistenziale nelle Rsa spaziano a livello nazionale da un minimo di 30 euro al giorno ad un massimo di 87,7 euro al giorno. La tariffa Lombarda oscilla tra 30,8 - 52,1 e nulla è definito rispetto alla compartecipazione che può essere definita liberamente dal gestore - spiegano dal Cergas -. I minuti assistenziali previsti al giorno per assistito per i moduli a più alta intensità spaziano da un minimo di 17 a un massimo di 62 per gli infermieri, da 77 a 206 per gli Oss. Il sistema lombardo non definisce un minutaggio per profilo, ma totale. Mediamente è richiesto un infermiere ogni 5,6 Oss. La media lombarda è di uno ogni 6". Prevalgono le assunzioni a tempo indeterminato, ma aumentano le forme di tempo determinato e le partite Iva. In calo le formule di somministrazione di lavoro.

Sotto la lente la carenza degli infermieri nei servizi socio-sanitari per anziani nel 2022: in media del 21,7% (a fine 2021 era del 26%). Che va di pari passo con quella dei medici, pari al 13% e con quella degli operatori socio assistenziali: 10,8%. Dati più alti se ci si concentra solo sul terzo settore, dove la carenza sfiora il 23,9% per gli infermieri, il 14,6% per i medici e il 12.6% per gli Oss. "A causa della crisi del personale il 90% delle aziende riporta che i costi del personale sono aumentati - spiegano dal Centro di ricerche di Sda Bocconi -, il 74% dice che il burnout dei dipendenti è aumentato e che la qualità dei servizi è peggiorata".

"Il settore sta attraversando una crisi del personale che non può essere derubricata a “mancanza o scarsità di un fattore produttivo” – concludono dal Cergas -. Nel 2021 e nel 2022 la responsabilità di gestire la carenza del personale è stata scaricata a valle, sui gestori e sui servizi. In risposta ad una crisi strutturale i gestori hanno attivato risposte gestionali differenziate, che se non coordinate rischiano nel medio periodo di frammentare ulteriormente il settore e creare disparità ed eterogeneità territoriali. Di questo dovrebbero preoccuparsi le politiche pubbliche".

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