Ruben
Razzante*
Le drammatiche criticità che stanno emergendo anche in questi giorni rispetto all’uso delle tecnologie da parte delle nuove generazioni chiamano in causa la responsabilità delle scuole e delle famiglie. È sbagliato demonizzare web e social ma occorre educare i ragazzi ad un loro uso responsabile. Tra gli usi utili e costruttivi delle nuove tecnologie ci sono certamente quelli scolastici, che facilitano l’apprendimento e l’interazione tra docenti e studenti e il dialogo costante tra tutte le componenti della galassia scolastica, genitori compresi. Tuttavia, se nelle grandi città questo filone di alfabetizzazione digitale risulta già abbastanza collaudato, nei piccoli comuni si scontano ancora dei ritardi, che sono infrastrutturali, con connessioni non sempre all’altezza, e culturali, con ampie componenti della società ancora restie all’utilizzo degli strumenti digitali nella didattica. Per promuovere la realizzazione di spazi di apprendimento digitali nelle scuole primarie dei piccoli comuni della Lombardia, con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, attrezzati con risorse tecnologiche innovative, capaci di integrare nella didattica l’utilizzo di nuovi dispositivi, la Regione Lombardia ha promosso il bando "Scuola digital smart", che prevede uno stanziamento di 4,43 milioni di euro. L’obiettivo è accelerare i processi di digitalizzazione delle attività didattiche, in una logica inclusiva, scongiurando il rischio che una parte delle classi rimanga indietro nell’apprendimento. Come ha spiegato nei giorni scorsi Simona Tironi, assessore regionale all’Istruzione, formazione e lavoro, l’iniziativa prevede spazi smart per la didattica con un occhio a un target specifico, "sia in termini di destinatari, i bambini tra i 6 e gli 11 anni, sia in relazione alle dimensioni delle comunità locali, per agevolare e favorire una indispensabile alfabetizzazione digitale che coinvolge studenti e docenti".
* Docente di Diritto dell’informazione
all’Università Cattolica
di Milano