
D’estate si impara: il progetto di Fondazione Agnelli e Save The Children
Il piano "scuole aperte d’estate" quest’anno è sfumato: non è stato rifinanziato a livello nazionale, resiste a macchia di leopardo in qualche scuola che ha investito risorse sue. "Era nato per rimediare ai danni da isolamento della pandemia – ricorda Mauro Agostino Donato Zeni, presidente dell’Associazione nazionale presidi Milano e dirigente del liceo Tenca – e credo sia stato vissuto in modo diversificato dalle scuole. Si sono fatte cose interessanti, ma è stato anche un carico di lavoro improvviso, in più a fine anno".
Decreti e risorse erano arrivati a maggio, ad anno scolastico quasi concluso, "e rimettere in moto una macchina organizzativa per l’estate non era scontato né banale". "In una visione condivisa, in cui si inserisce anche la programmazione delle scuole, riproporlo potrebbe avere un senso, dipende poi ovviamente anche dalle risorse che si rendono disponili", tira le somme Zeni.
Tra i progetti “aperti d’estate“ c’è “Arcipelago Educativo“ promosso da Save The Children e Fondazione Agnelli in 38 scuole di otto città, tra cui Milano per contrastare il “learning loss", la perdita di competenze durante il periodo estivo.
Prende forma agli istituti comprensivi Alda Merini e Console Marcello, sono 64 gli iscritti (segnalati dalle scuole tra gli alunni con più fragilità), 22 della primaria, 42 delle medie. Tra loro otto sono italiani e 56 hanno un background migratorio. Sono coinvolti una ventina di docenti e una cinquantina di genitori. L’Arcipelago Educativo “milanese“ dal 2020 al 2022 ha sostenuto 354 minori nei quartieri Quarto Oggiaro e Musocco e hanno partecipato 141 docenti.
"La sperimentazione è cominciata appena finito il primo lockdown - ricorda Carlotta Bellomi, responsabile area scuola di Save the Children -: la collaborazione con la scuola è fondamentale, non solo perché abitiamo i loro spazi ma per identificare bambini e ragazzi che hanno più bisogno e per costruire insieme un percorso di recupero degli apprendimenti ma in modo ludico e creativo: è pur sempre estate".
Laboratori didattici, si lavora in piccoli gruppi per colmare lacune, si punta sull’“outdoor education“ e si organizzano attività per valorizzare il territorio attorno, farlo scoprire ai ragazzi come contesto di apprendimento. Nel 2022 è stata realizzata anche una valutazione d’impatto del progetto, per validare il metodo e renderlo esportabile.
I miglioramenti ci sono stati sia in italiano che in matematica e sono stati quantificati: "I partecipanti hanno recuperato due mesi scolastici in matematica e tre mesi e mezzo per italiano", sottolinea Bellomi, ricordando il valore di questi mesi "riconquistati" a fronte dei dati Invalsi appena pubblicati, che testimoniano ancora l’onda lunga del Covid: circa quattro studenti su 10 non hanno raggiunto un livello adeguato di competenza alfabetica (38,6%) o numerica (43,6%) al termine della scuola media.
“È stato dimostrato il legame tra perdita di apprendimenti e chiusure prolungate della scuola. L’Italia ha una pausa estiva fra le più lunghe in Europa, con un’interruzione di 14 settimane - sottolinea Bellomi - se si approfitta di questo periodo per un recupero ludico insieme ad altri compagni si può fare la differenza".
Senza dimenticare un dato di fatto: "Non tutti i bambini possono permettersi di andare in vacanza. In questo modo si riscopre la città, con attività stimolanti e si impara a prendersi cura della scuola, che deve essere “aperta“ 365 giorni con il contributo della comunità educante". È stato creato un manuale online: "Mettiamo questa metodologia a disposizione per cercare di portarla su larga scala", dicono Save The Children e Fondazione Agnelli.