SIMONA BALLATORE
Cronaca

"Bocciati i colloqui a Ferragosto, ma la chiamata diretta è giusta"

C'è chi nel bel mezzo di agosto ha alzato la cornetta per scegliere i propri professori e c’è chi ha boicottato la "chiamata diretta"

Studenti in aula

Milano, 25 agosto 2017 - C'è chi nel bel mezzo di agosto ha alzato la cornetta per scegliere i propri professori, spesso con scarsi risultati, e c’è chi ha boicottato la «chiamata diretta» per protestare contro una «situazione insostenibile» per i presidi e le segreterie «ormai al collasso» e contro le «ennesime molestie burocratiche». Ma c’è anche chi, come successo per esempio ai ragionieri del Cattaneo di Milano, quest’anno non ne ha avuto proprio bisogno perché i trasferimenti hanno coperto le poche cattedre scoperte, e chi promuove la «chiamata diretta» e la possibilità di scegliersi la propria squadra, ma boccia le tempistiche: «Come si fanno a fare colloqui nella settimana di Ferragosto?» Giuseppe Soddu, preside del liceo classico Parini, ha alzato la cornetta due volte.

Com’è andata?

«Nella seconda fase, quella delle immissioni in ruolo, ho seguito i criteri che ci eravamo prefissati con il collegio docenti. Avevamo fissato sei requisiti, fra titoli ed esperienze. Scorrendo i curriculum, due candidati corrispondevano a quanto ci eravamo detti. Uno non ha risposto, l’altro aveva già preso impegni con un’altra scuola. Quindi la chiamata diretta quest’anno non ha avuto effetto».

E per gli altri candidati ha preferito affidarsi all’algoritmo del Ministero?

«Erano alla pari, li avrei tutti invitati a colloquio. Non essendo possibile, ho preferito non sbilanciarmi. Io non sono contro la chiamata diretta, penso sia molto importante per i docenti, l’utenza e le scuole. Ma non si può fare a Ferragosto per diversi motivi, e non è una questione di presidi in vacanza, i presidi c’erano eccome. Non è ragionevole né per i docenti, né per le segreterie: hanno diritto al riposo. Quando si fermano altrimenti? Durante l’anno scolastico? Il 12 agosto poi era un sabato, la maggior parte delle scuole era chiusa. E non chiudono per capriccio, ma per organizzazione del lavoro».

Molti presidi hanno preferito non provarci nemmeno per protestare contro l’ulteriore burocrazia che la chiamata diretta implica.

«Per me non è una perdita di tempo, anzi. Sono d’accordo sul meccanismo e su com’è stato aggiornato. Altrimenti è come se un giocatore di calcio andasse dall’allenatore a dire: “Io gioco con te’’. Siamo noi che dobbiamo scegliere la squadra, collegialmente. Ma non vanno bene le tempistiche: così è massacrante».

Quale sarebbe il periodo giusto?

«Sicuramente prima, a cavallo degli esami, entro luglio. Anche perché in questo modo si può organizzare tutto: devi avere un minimo di conoscenza per inserire i nuovi docenti nelle classi giuste, non si può fare di fretta. Non è solo una chiamata, è fondamentale il colloquio, e molti dei candidati in quel periodo erano all’estero. La mia idea poi è chiedere sempre a professori e docenti di assistere: non posso richiamare i miei stessi docenti indietro. Credo nella chiamata per competenze, la via è quella giusta, ma qualcosa va cambiato».

Qual è la situazione al Parini?

«A noi manca un solo posto, nell’organico potenziato, le cattedre sono coperte. Stiamo aspettando quindi che il Ministero nomini il docente».

Quindi, chiamata «diretta» promossa, ma con un debito a settembre?

«Il debito è un invito a una migliore organizzazione per il prossimo anno. Ci impegneremo tutti a superarlo».