Sciopero alla Siae Microelettronica "No alla cassa straordinaria"

Dipendenti in sella e poi presidio in Regione per chiedere alternative. L’azienda apre all’ipotesi solidarietà

Sciopero alla Siae Microelettronica  "No alla cassa straordinaria"

Sciopero alla Siae Microelettronica "No alla cassa straordinaria"

di Laura Lana

Tra runner e biker, ieri sul Naviglio della Martesana, c’era anche un gruppo di lavoratori con felpe e bandiere della Fiom, fischietti e trombette. Erano i lavoratori della Siae Microelettronica, l’azienda di telecomunicazioni con sede a Cologno che non si era fermata nemmeno durante la pandemia. Con una biciclettata da via Buonarroti sono arrivati in Regione per un presidio contro la richiesta di cassa integrazione straordinaria. "Arriviamo già da una trattativa nei mesi scorsi che si era chiusa con una cassa finalizzata alla ripresa e a un aggiornamento da fare ad aprile. Per tutta risposta abbiamo ricevuto dall’azienda questo nuovo annuncio", raccontano i dipendenti fuori dai cancelli, durante la giornata di sciopero. Nei giorni scorsi ci sono stati diversi incontri tra delegati e vertici, ma senza arrivare a una nuova intesa. "Ci è stato detto di scordarci le indennità della contrattazione di secondo livello e le altre voci che abbiamo sempre avuto di integrazione salariale oltre allo stipendio base". Una situazione che si è continuamente logorata dopo il 2015, quando Siae sembrava invece aver avviato una fase di espansione con la firma degli Accordi di competitività con la Regione e il Comune, nuovi investimenti e l’assorbimento della Sm Optics. "Il nostro prodotto, a detta anche dei competitor, è di qualità estrema. Qui ci sono bellissimi cervelli. Ma in questi anni l’azienda ha fatto scelte manageriali completamente errate, gravando sul bilancio. Questa è ancora una delle poche realtà completamente made in Italy e a conduzione familiare, ma i tre fratelli hanno idee di sviluppo spesso diverse". Fino ad aprile, la cassa ha inciso sui reparti produttivi fino al 50% mentre i laboratori si sono fermati solo due giorni al mese. "Vedendo i numeri ci aspettavamo questa ulteriore stretta da parte di Siae - spiega Alessandro Pozzi, delegato Rsu -. Il fatturato è passato dai 330 milioni del 2015 ai 250 milioni di oggi, con lo stesso costo del lavoro e la crisi dei componenti dovuta al Covid".

Alla Regione si chiede aiuto. "Puntiamo a un contratto di solidarietà per i prossimi 12 mesi, al massimo fino al 50% - annuncia Pozzi, programmatore software -. La nostra preoccupazione maggiore è la salvaguardia dei posti di lavoro". Che sono 650. L’esito dell’incontro ha aperto spiragli per il futuro. L’azienda ha aperto all’ipotesi di contratto di solidarietà per 626 dipendenti. L’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Simona Tironi dichiara: "Stiamo seguendo con grande attenzione l’evoluzione della situazione, anche in collaborazione con il collega in Giunta regionale Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico e con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy".

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