
L'ospedale San Carlo Borromeo
Milano, 11 ottobre 2019 - Un caso di scabbia all’asilo aziendale del San Carlo. Martedì, le puericultrici hanno notato alcune bollicine su un bambino e i dermatologi dell’ospedale hanno accertato che si trattava proprio dell’acaro; è stata avvisata l’Ats Metropolitana e l’indomani è stato convocato un incontro con gli operatori del nido e i genitori dei bimbi che lo frequentano (una ventina su due turni, figli di dipendenti del Borromeo e del San Paolo, l’altro ospedale dell’Azienda socio-sanitaria territoriale) per informarli, dar loro indicazioni su come comportarsi e la pomata antiparassitaria, a base di permetrina, da applicare un paio di volte per bloccare un’eventuale colonizzazione prima che si manifesti.
L’Asst dei Santi, in accordo con l’Agenzia di tutela della salute, ha deciso di adottare precauzioni extra e nella notte di mercoledì l’asilo è stato sanificato, dai locali alla biancheria ai giocattoli, per aprire regolarmente ieri mattina. «Abbiamo chiesto ai genitori che cosa preferissero e nessuno ha voluto tenere a casa il proprio bambino – sottolinea il direttore generale dell’Asst dei Santi Matteo Stocco –. Ringrazio le persone che hanno lavorato tutta la notte per permetterci di tenere aperto questo servizio importante per i nostri dipendenti». Un caso di scabbia in un asilo non è di per sé preoccupante, né una rarità. Questo ha richiesto più attenzione perché è una recidiva: lo stesso bambino quest’estate era stato colpito dal parassita, insieme ad almeno uno dei suoi genitori che lavora all’ospedale San Paolo. Dove sono stati nove i dipendenti (otto dell’Oncologia e uno della Nefrologia) infestati da un focolaio di scabbia che si è sviluppato in primavera dal day hospital oncologico (la “paziente zero” sarebbe stata una malata terminale arrivata a marzo da un ospedale privato). A giugno la Regione comunicò 12 casi tra pazienti, lavoratori del San Paolo e loro familiari; il conto, ad agosto, era raddoppiato a 24 persone, distribuite equamente nelle tre categorie, e più di 500 sottoposte a profilassi dall’Asst.
Tra i familiari contagiati c’era il bimbo del nido, che era tenuto sotto controllo: quando ha iniziato a frequentare l’asilo del San Carlo non presentava più sintomi del parassita (che ha tempi d’incubazione variabili, anche in caso di reinfezione), ma le educatrici erano avvertite e appena hanno visto le papule hanno dato l’allarme . «Peccato che alla riunione di mercoledì i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza non siano stati chiamati», protesta Gianni Santinelli dell’Usi Sanità del Borromeo; i suoi omologhi del San Paolo avevano denunciato d’aver saputo del focolaio di scabbia «solo a mezzo stampa». «L’auspicio – riflette Andrea Pinna della Cgil del San Carlo – è che il direttore Stocco impari ad ascoltare chi segnala i reali problemi, invece di continuare a sminuire l’azione sindacale dei delegati e dei responsabili della sicurezza, che cercano di tutelare lavoratori e pazienti».