ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

Spunta una Madunina nel cuore montuoso della Gallura

A sorpresa vestita d'azzurro paradiso, non d’oro, ma è lei

Madunina sarda

Milano, 25 agosto 2018 - Vestita d'azzurro paradiso, non d’oro, ma è lei, la Madunina che domina Milano dall’alto del Duomo. A sorpresa ci appare nel cuore montuoso della Gallura, Sardegna profilata di granito d’argento, a ridosso della Costa Smeralda. Affrescata in una basilichetta antica 800 anni, a Luogosanto. Entrando dalla parte della navatella sud, subito la si nota. Familiare, anche la lingua dell’iscrizione che completa l’icona: «L’e assee domà guardatt, per regordà/ el cel del nost milan, la nostra cà». Guardarla e così ricordare il cielo di casa è caro a chi ha aggiunto in alto, sotto il frontone dell’edicola, due scudi con lo stemma dei Visconti di Milano, la biscia azzurra che inghiotte un saraceno rosso. Milanese, senza dubbio, l’identità dell’autore. Ma il suo nome in un altro quadretto lo si deve cercare: «L’artista Carlo Armanni, lombardo, soldato della divisione Cremona, insieme ai commilitoni Beccali , Callegari, Volpini, Tosini Alberto (muratore), e coadiuvato dalla popolazione Luogosantese con il parroco Don Paolo Pintus, decorò questa parete nel 1944 come ex voto e ringraziamento alla Madonna per aver superato indenni la II guerra mondiale». Dunque Armanni realizzò tutte le pitture parietali. Non diversamente nel film “Mediterraneo”, premio Oscar 1992, il tenente Montini affresca, gratis, la chiesina ortodossa dell’isoletta greca dove alcuni soldati italiani finiscono nel ‘41 a stringere amori e amicizie con i locali (in quel caso nemici). Ma in Sardegna, dove la realtà si mescola al sogno, la storia risulta più appassionante. Le vicende con protagonista il pittore milanese si leggono nelle pagine finali della tesi di laurea di Daniele Fadda sulla Basilica di Nostra Signora di Luogosanto. Il serio investigatore, allievo dell’archeologo Fabio Pinna dell’Università di Cagliari, nel percorrere i secoli, inseguendo templari, crociati, politici e mercanti, prende le mosse da lontano. Dalla “soffiata” della Madonna che appare in sogno a due (o tre) frati francescani d’origine italica andati in pellegrinaggio a Gerusalemme e li incarica, al ritorno, di trovare le reliquie degli anacoreti Nicola e Trano in una località sarda chiamata Capo Soprano. A coronare il ritrovamento, si erigono nel piccolo centro gallurese, presto Locus Sancto, tre chiese.

Due dedicate rispettivamente agli eremiti. E alla Vergine la terza, che papa Onorio II (o III) nel 1228 riconosce Basilica di Nostra Signora di Luogosanto. Centro di una tradizione religiosa viva e variopinta, infinita: «The Mecca of the Gallurese» osserva l’inglese J.W. Tyndale, qui di passaggio nel 1843, affascinato dalla bellezza dei panorami. E all’esclusiva locale «aura francescana» non si sottraggono i fanti della Cremona, arrivati dalla Corsica nel ‘40 o ‘41 ad accamparsi con un’infermeria. Come si vede in una rara foto storica. Ce la mostra Stefano Veronesi, addetto comunale all’ufficio protocollo, e pure lui pittore, aggiungendo altre informazioni: «Il mio babbo, muratore, preparò gli intonaci per Armanni. Che lasciò sotto la Madunina la sua firma. Cancellata, come quella di Callegari, dal (discutibile ndr) restauro degli anni ‘80». Urge restituire all’icona milanese anche l’originale grazia. Intatta, invece, appare la miracolosa Madonnina sarda simulacro della Basilica. Reduce, lei, da remoti naufragi e portentosi ritrovamenti... Altro capitolo della storia. Svelato a chi parteciperà alla 790a edizione della Fèsta Manna (grande, davvero) di Gaddura, 1-9 settembre (www. (www.gallurago.com).