ANDREA GIANNI
Cronaca

Operaio cade da un ponteggio, il caporale camuffa l’incidente e lo minaccia: “Stai zitto e licenziati”

La storia di Mohamed, costretto a non denunciare: “Se parli a qualcuno te ne torni in Egitto”. Esposto ai carabinieri e all’Inail

L’edilizia è uno dei settori più colpiti dagli incidenti sul lavoro

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MILANO – Quando è precipitato dal ponteggio “privo della ringhiera di protezione”, prima di accompagnarlo in ospedale, lo hanno costretto a cambiare giacca e a indossare il paio di scarpe, non da lavoro, di un collega. “Se fanno domande devi dire che sei caduto in giro, non nel cantiere”, è la raccomandazione ricevuta, con toni minacciosi, da chi voleva nascondere un infortunio dovuto a carenze nelle misure di sicurezza, evitando così ispezioni e sanzioni. Il muratore Mohamed, che indichiamo con un nome di fantasia, nato 42 anni fa in Egitto e residente a Milano, ha trovato però il coraggio di ribellarsi e di denunciare il suo datore di lavoro.

“Casi come il suo purtroppo sono frequenti nell’edilizia – spiega l’avvocato Luigi Vitali, che lo assiste nella battaglia – solo che pochissimi sporgono denuncia, perché poi restano tagliati fuori da un mondo del lavoro che si basa sul passaparola tra connazionali e su rapporti di fiducia e conoscenza, dove è diffuso il caporalato nella filiera degli appalti affidati a piccole imprese. Per questo servirebbero tutele, anche economiche, per proteggere chi si oppone a questo sistema”.

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Mohamed, in questo momento, è a casa senza stipendio, senza la possibilità di lavorare per i prossimi mesi perché ha il braccio bloccato, con il rischio di danni permanenti e con zero indennizzi, perché il suo infortunio è stato fatto passare per una caduta accidentale. Caduta che gli ha provocato una “frattura pluriframmentaria all’epifisi del radio sinistro”, con la necessità di un intervento al Cto Gaetano Pini di Milano. Una vicenda ripercorsa nella denuncia presentata nel marzo scorso ai carabinieri di Sesto San Giovanni.

Il muratore, dipendente a tempo indeterminato della piccola impresa di un connazionale con sede nel Varesotto, in quel periodo stava lavorando a Cremona, nel cantiere per la ristrutturazione di una palazzina. Ogni giorno, con la squadra, faceva avanti e indietro in furgone da Milano. Attorno alle 8.30 dello scorso 4 marzo il volo dal ponteggio. “Lavoravo alla costruzione del tetto – ha riferito ai carabinieri – sono scivolato e a causa della mancanza della ringhiera di protezione sono precipitato atterrando sul solaio del quarto piano”.

Lo hanno soccorso i colleghi e uno di loro, probabilmente obbedendo all’ordine del titolare della ditta, gli ha fatto indossare la sua giacca e le sue scarpe, non da lavoro. Poi lo hanno accompagnato in auto all’ospedale di Cremona. Quando ha contattato il datore di lavoro, per sapere se avesse presentato la denuncia, l’imprenditore lo avrebbe minacciato, intimandogli di non dire nulla e andando anche oltre. “Gli dovevo mandare un foglio con cui mi licenziavo – ha fatto mettere a verbale il 42enne – altrimenti mi avrebbe rispedito in Egitto”.

Invece di rimanere in silenzio, però, l’operaio ha scelto di rivolgersi a un legale per far valere i suoi diritti. L’11 marzo ha denunciato l’accaduto all’Inail di Milano Nord, che ha chiesto un intervento dell’Ispettorato del Lavoro. Nel frattempo si è rivolto anche ai carabinieri, primo passo per una battaglia sul fronte penale che potrebbe correre in parallelo a una causa civile. Lui, che ha un figlio piccolo in Egitto e la necessità di avere uno stipendio fisso per mantenere la famiglia, fa parte di quell’esercito di operai stranieri tenuti sotto ricatto nella giungla dell’edilizia. Un altro caso analogo, seguito sempre dall’avvocato Luigi Vitali, si è concluso con una conciliazione. Un operaio senza patentino è stato messo alla guida di un escavatore, in un cantiere a Cinisello Balsamo, e con la benna ha urtato un collega, lacerandogli la gamba. Anche in questo caso il datore di lavoro ha cercato di nascondere l’accaduto, che però è venuto alla luce grazie alla denuncia e alle indagini.