
di Paolo Galliani
In buona forma a dispetto del lockdown. Sempre impegnatissimo, tra una registrazione negli Studi di Sky e il riavvio del suo bel locale all’ombra di City Life. E ieri sera, con l’adrenalina addosso, perché non era facile per Alessandro Borghese organizzare la riapertura dopo tre mesi di blocco, nel rispetto assoluto degli accorgimenti richiesti dalle autorità sanitarie: mascherine e guanti, distanziamento tra i tavoli e sanificazione ripetuta. Tant’è. La risposta è arrivata dai suoi clienti più affezionati: prima serata da pienone (60 coperti), la discrezione come fil rouge (del resto il locale si chiama "Alessandro Borghese: il lusso della semplicità") e una parola d’ordine ripetuta allo staff: coccole in abbondanza ai clienti, dobbiamo farli sentire a loro agio. Non male come inizio. È lui stesso ad ammetterlo: "Questa pandemia si è rivelata una batosta. Banqueting e catering restano a zero e incidono per il 35% del fatturato della mia società. Nel ristorante ho dovuto ridurre i coperti, dai precedenti 80 agli attuali 60. Ma almeno sono tornati a lavorare due terzi dei dipendenti e posso pensare ad una effettivo rilancio". Insomma, un Alessandro Borghese ottimista, come è nel suo imprinting di personaggio televisivo, chef e influencer che gioca con i suoi anni (44) come ne avesse sempre qualcuno in meno; ma con il piglio dell’imprenditore che con i bilanci non ha paura di fare i conti. Tradisce una certa stizza quando parla del colpevole ritardo negli aiuti statali alla ristorazione in ginocchio. Ma non sposa la tesi di chi vede un futuro apocalittico.
"Il post-Covid provocherà un’inevitabile selezione. Soccomberà chi in questi anni ha lavorato male, improvvisando. Resisterà chi ha saputo investire nel personale e in una gestione oculata. Ovvio, molto lentamente. Ma una cosa è certa: la gente ha una gran voglia di tornare a sedere in un ristorante". Il suo proclama: "In cucina, puntare sul Belpaese e sul suo immenso serbatoio di sapori", aggiungendo che lui, giramondo nato, quest’estate si concederà una vacanza "di prossimità". Come dire: se devo mettere dei soldi, li impegno nella mia terra. Proprio come rivela la chicca che ieri sera ha proposto ai primi 60 clienti di viale Belisario insieme al menù primaverile: seppia barese con mozzarella campana, pomodoro toscano e basilico di Capri. Una sorta di piatto-metafora dell’Italia che non si piange addosso. Con tanto di messaggio subliminale: non scambiatelo per provincialismo. Si chiama "Ri-nascimento".