Salvati dai giovani. Ci sono 8.500 residenti in più. Ma le famiglie se ne vanno

Nascite in calo, ma saldo positivo grazie all’arrivo di stranieri attirati dal lavoro "Il costo della vita sta mettendo in crisi il ceto medio, servizi a rischio".

Salvati dai giovani. Ci sono 8.500 residenti in più. Ma le famiglie se ne vanno

Salvati dai giovani. Ci sono 8.500 residenti in più. Ma le famiglie se ne vanno

L’immigrazione e il flusso continuo di giovani che, per motivi di studio o di lavoro, si trasferiscono a Milano da altre zone d’Italia, rendono sostenibile la bilancia demografica, mentre famiglie e giovani coppie continuano a lasciare la città, spinte dal costo della vita a fare rotta verso l’hinterland o le province lombarde. Considerando nascite e decessi, persone che arrivano e altre che se ne vanno, Milano l’anno scorso ha guadagnato 8.500 residenti in più rispetto al 2022. Il saldo migratorio, cioè la differenza tra il numero di immigrati e quello di emigrati riferito ad una determinata città, è positivo: 18mila persone nel 2023. Un dato sostenuto, in particolare, dall’arrivo di 20mila stranieri, tra immigrazione per motivi di lavoro e ricongiungimenti familiari. "Il saldo migratorio è tornato ai livelli pre-Covid – spiega Francesca Zirnstein (foto), direttore generale di Scenari Immobiliari – ed è in linea con la media degli ultimi cinque anni. Questo dato, considerando il continuo calo delle nascite, è fondamentale per la sostenibilità di una città e la tenuta dei suoi servizi". Milano, per le sue occasioni di lavoro, resta attrattiva nonostante l’alto costo della vita e della casa. Fattori che, però, stanno provocando situazioni di disagio in costante aumento. "È una città complicata anche per quei lavoratori con un reddito medio che fanno funzionare servizi come il trasporto pubblico o le scuole – prosegue Zirnstein – senza considerare chi purtroppo vive in condizioni di povertà. Fattori che, in qualche modo, scoraggiano anche i trasferimenti a Milano, che potenzialmente potrebbero essere maggiori rispetto dal dato attuale. L’offerta di social housing non è sufficiente, le inchieste sull’urbanistica stanno rallentando progetti di rigenerazione urbana, mentre si sta perdendo l’occasione per sviluppare un vero mercato residenziale della locazione".

Una visione della "casa come servizio", dove l’accesso è più importante del possesso, avanzata anche da G Rent, proptech company del settore immobiliare. "È su questo aspetto che stiamo focalizzando sempre più il modello di business – spiega l’ad, Emiliano Di Bartolo – ponendoci l’obiettivo di puntare a un portafoglio di appartamenti in built to rent gestito con un processo interamente digitalizzato di almeno 400 unità entro il 2026". Il costo della casa, i suoi prezzi in costante aumento, orienta le scelte di chi se ne va da Milano. E il modello misto smart working-lavoro in presenza consente anche di vivere a Torino o in città dell’Emilia Romagna collegate a Milano dall’alta velocità. Negli ultimi cinque anni hanno lasciato MIlano 204mila persone a fronte di circa 240mila arrivi. E i residenti a Milano hanno sfondato il muro di 1,4 milioni, in crescita di circa 200mila unità rispetto a circa 15 anni fa. I nuovi milanesi sono per il 25% stranieri, il resto proveniente da altre parti d’Italia e in minima parte dall’hinterland. Solo questo costante flusso da fuori, che però spopola altre zone d’Italia, compensa il costante invecchiamento della popolazione. Anche nella Città metropolitana di Milano, seguendo il trend nazionale, il 2023 si è chiuso in negativo: circa 22mila nati (-2,9% rispetto al 2022), con una discesa giunta al tredicesimo anno di fila. Nel 2010, invece, si superavano i 30mila bebè.

Andrea Gianni