"Saluto romano: l’ostentazione è propaganda"

Con la "pubblica ostentazione di gesti e simboli dell’ideologia fascista, in un contesto rievocativo e celebrativo" si fa "propaganda e diffusione di idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico e sulla violenza" e si compromette la "ordinata e pacifica convivenza civile". Lo scrive la Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, ribaltando un verdetto di assoluzione di primo grado, a fine novembre ha condannato 8 imputati, tutti esponenti di estrema destra, a due mesi di reclusione e a 200 euro di multa per manifestazione fascista, ossia una violazione della legge Mancino. Saluti romani con la cosiddetta chiamata del presente, che erano stati fatti nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016 dello studente Sergio Ramelli e dell’avvocato Enrico Pedenovi, uccisi negli anni ‘70, e di Carlo Borsani militare e stretto collaboratore di Mussolini ucciso nell’aprile del ‘45. Tra le persone condannate figurano Stefano del Miglio, uno dei leader di Lealtà Azione, e Duilio Canu, presidente del Movimento nazionale - La Rete dei patrioti. I giudici della quarta penale della Corte, presieduti da Emanuela Corbetta, hanno accolto il ricorso presentato dall’ex pm milanese, ora procuratore a Sondrio, Piero Basilone.

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