
Condanne confermate per i saluti romani. Nello slalom infinito tra sentenze di genere opposto emesse da giudici di ogni ordine e grado, l’ultima decisione della Corte d’appello ribadisce che braccia tese e chimate del “presente“ sono reato. E dunque ha confermato le condanne di primo grado a un mese e 10 giorni di cinque esponenti dell’estrema destra tra cui Gianluca Iannone, fondatore e presidente di CasaPound Italia, e Francesco Polacchi, editore di Altaforte Edizioni
Successe nel 2019 alla commemorazione per Sergio Ramelli, l’esponente del Fronte della Gioventù morto a soli 18 anni il 29 aprile 1975, brutalmente aggredito a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia Operaia. Tenuto conto che ancora nei giorni scorsi la Cassazione ha ribadito che saluti romani come semplici gesti di commemorazione possono non essere punitii, la Corte deve aver invece ritenuto che in quell’occasione si sia trattato invece di una "manifestazione del disciolto partito fascista", vietata già dalla legge Scelba del ’52 contestata ai cinque imputati.
"La Cassazione non ha mai detto che i saluti romani non sono
punibili nelle commemorazioni", spiegò dopo il verdetto di primo grado Piero Basilone, pm in molti processi di questo genere. "Ha invece sempre ribadito
che il reato c’è quando le caratteristiche concrete di qualunque manifestazione, quindi anche commemorativa, siano tali
da renderla idonea a concorrere alla diffusione di concezioni
favorevoli alla ricostituzione di
organizzazioni fasciste".
Certo però non giova alla chiarezza del diritto che sui saluti romani alla commemorazione di Ramelii siano state date, nel corso degli anni, opposte interpetazioni sempre da giudici milanesi. Tanto per fare un esempio, proprio nel 2019 vennero i assolti in appello i 16 imputati accusati di apologia di fascismo per una analoga manifestazione per Ramelli risalente a sei anni prima. E in quel caso la decisione della Corte ribaltò quella presa in primo grado dal tribunale che aveva condannato gli imputati, tra cui sempre diversi esponenti di Forza nuova e CasaPound.
E solo pochi mesi fa la Cassazione annullò - "perché il fatto non sussiste" - la condanna in appello di quattro attivisti del gruppo di “Lealtà Azione“ che avevano promosso la commemorazione dei caduti della Rsi al Campo X del cimitero Maggiore il 25 aprile del 2016: nessuna violazione della legge Scelba.
Mario Consani