NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, "Manca la proroga delle indagini". Così è saltato il processo ai writer

Inutilizzabile gran parte del materiale probatorio sulla Wca. Il gip Salvini: "Così si sentiranno impuniti"

Alcuni degli esponenti della crew "We Can All" durante uno dei numerosi assalti ai treni d

Milano, 21 novembre 2021 -  "Presentatevi alle elezioni . Partito Wca". "Siete i miei idoli". "Siete fortissimi, altri 10 anni di danni". Sono alcuni dei post che stanno inondando il profilo Instagram dei writer della crew Wca (acronimo di "We can all"), prosciolti in udienza preliminare dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento e all’imbrattamento "perché il fatto non sussiste". Le motivazioni alla base della decisione del gup Daniela Cardamone saranno rese note solo nei prossimi giorni, ma, stando a quanto risulta al Giorno , lo stop è stato provocato da alcuni errori di natura procedurale. Sì, perché la Procura non avrebbe chiesto la proroga delle indagini dopo i primi sei mesi, scaduti il 26 luglio 2016. Di conseguenza, gran parte dell’enorme mole di elementi acquisiti dal Nucleo anti-graffiti della polizia locale è stata ritenuta non utilizzabile, in accoglimento della tesi delle difese. Per intenderci: è come gli accertamenti dei ghisa si fossero di fatto fermati all’estate di cinque anni fa, nonostante siano andati avanti fino al 2018. Il 4 gennaio 2020, il gip Guido Salvini aveva respinto la richiesta di archiviazione – avanzata dal pm Elio Ramondini – per 11 dei 16 indagati, disponendo l’imputazione coatta. Già in quel provvedimento, il giudice aveva vagliato le eccezioni degli avvocati sulla nullità dell’intera inchiesta, affermando sì che "lo “sviluppo” e l’analisi ragionata del materiale in sequestro sono effettivamente avvenute dopo il luglio 2016", ma aggiungendo che "tale attività, di carattere tecnico e documentale, è perfettamente ripetibile in una fase successiva o in un eventuale dibattimento". Tuttavia, tre giorni fa il gup ha emesso una sentenza di non luogo a procedere per tutti i capi d’imputazione. Una sentenza salutata dai diretti interessati, come raccontato ieri su queste pagine, con un beffardo video sui social. "Immaginavo purtroppo di vedere che i gruppi ancor oggi attivi e vicini a quelli che erano gli indagati della We Can All festeggiassero l’assoluzione dei loro compagni con fuochi d’artificio e insulti volgari nei confronti della magistratura", il commento di Salvini. Che poi ricorda l’importanza di un’indagine che "non riguardava qualche scritta fatta occasionalmente su qualche muro, ma un gruppo organizzato in modo sistematico proprio per devastare beni pubblici come la linea verde della metropolitana: erano organizzati in modo scientifico con soggetti che trasportavano le bombolette, altri che controllavano la zona, altri che si occupavano di bloccare la chiusura delle porte dei treni e di sradicare gli allarmi con strumenti appositi e si collocavano in modo tale da poter fronteggiare eventuali reazioni degli addetti ai mezzi pubblici, mentre altri operavano il danneggiamento delle vetture". Un’indagine vanificata dalle falle nella procedura, nonostante molte delle prove raccolte siano state offerte proprio dai graffitari con filmati, tag e rivendicazioni on line. «Condivido – chiosa Salvini – le reazioni delle autorità comunali e dell’azienda dei trasporti, che si erano costituite parte civile nel procedimento, e dei volontari che ripuliscono la città e che lamentano il fatto che questi gruppi, che nulla hanno a che fare con l’arte ma solo con il vandalismo, ora possano sentire di agire con ancora maggiore impunità e continuare a danneggiare beni pubblici senza alcuna conseguenza. We can all, appunto".