Salone del Mobile, la guerra continua: corsa a ostacoli per la riapertura

Milano, cda spaccato convocato a oltranza. Dopo l’addio di Luti resta il "niet" dei mobilieri brianzoli

Claudio Luti, ex presidente del Salone del Mobile

Claudio Luti, ex presidente del Salone del Mobile

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Fumata nera per il Salone del Mobile il cui destino rimane sospeso. Ma che lascia ancora qualche spiraglio. Nelle drammatiche ore in cui il Cda di Federlegno Eventi, la società che organizza la manifestazione, è tornato a riunirsi, ieri mattina, non si è riusciti a trovare una soluzione su come uscire da una situazione così delicata. Quel che filtra è la profonda spaccatura che vede contrapposte circa la metà delle aziende di mobili e design rappresentate nel board, contrarie a organizzare l’edizione del Salone di quest’anno a settembre, e l’altra metà più in linea con l’associazione delle imprese del settore che si è spesa per trovare rassicurazioni dalle istituzioni.

Lo «zoccolo» duro del no è rappresentato da imprenditori della Brianza. Ma non mancano perplessità anche fra quelli di Veneto e Marche. Si teme - non a torto ovviamente - un calo di presenze straniere e contratti a fronte di costi elevati, e di risorse che hanno subito una ovvia contrazione. Claudio Luti, lasciando la "nave" del Salone, dimettendosi da presidente, ha posto l’accento più sulla diversità di "visione globale", di "non fare squadra in un momento così delicato e di rinunciare almeno aprovare a definire un percorso concreto per fare quello che potrebbe essere il Salone simbolo della ripresa del Paese". Non è che non siano arrivati segnali forti dalle istituzioni e dalla politica. Intanto il Governo, che ha fissato date precise per la ripartenza delle fiere. Segnali forti, anche trasversali, sono arrivati venerdì scorso dalla politica. A partire dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, il quale ha confermato come perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia pronto a partecipare all’inaugurazione il 5 settembre. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha offerto un tavolo di confronto. E ieri il sindaco Sala, pure lui in trepida attesa, è tornato a dire che per la ripartenza "noi puntiamo su settembre e da questo punto di vista l’accoppiata tra design e moda è sempre qualificante dall’autunno milanese".

Quindi Sala, che non vuole nemmeno prendere in considerazione l’idea di una cancellazione dell’evento, manda un avviso ai naviganti e fa appello al "ruolo sociale e non solo imprenditoriale" e che quindi "il Salone si faccia, al meglio". Settembre (la data prescelta è dal 5 al 10)non è mai stato il mese preferito per il design che ha sempre occupato il calendario di aprile. "Non potrà essere il Salone degli altri anni, né per numero di visitatori né per dimensioni, ma è importante" ha proseguito il sindaco di Milano. "Mi pare che gli operatori del settore della moda siano allineati nella volontà di ripartire". Nell’attesa, la riunione del Cda di Fedelegno Eventi rimane aperta per tornare a confrontarsi; non è chiaro se già nelle prossime ore, senza che sia necessaria riconvocarla. In Borsa, intanto, si sono fermate le vendite che nell’ultima seduta della settimana hanno fatto crollare del 10% le quotazioni di Fiera di Milano, la società che ospita il Salone del Mobile, per i timori che l’appunamento possa saltare e tenersi non prima del 2022, ad aprile, come è sempre avvenuto. Il titolo tenta il rimbalzo a Piazza Affari dove guadagna il 2,3% a 3,7 euro. L’ultima edizione (la 59esima) presentata in una conferenza stampa globale a inizio febbraio 2020, prima che il virus sconvolgesse il mondo, annunciava le due Biennali (Eurocucina e bagno) e la presenza di 2.200 espositori, con il 25% di aziende provenienti dall’estero e 600 giovani designer under 35 nel periodo 21-26 aprile a Fieramilano Rho.

Intanto, confermata l’edizione del Fuorisalone a settembre. Gli operatori sono consapevoli che la situazione non sarà paragonabile a quella che si viveva fino al 2019. Non si può sapere quanti arriveranno dall’estero perchè dipende dall’andamento mondiale dell’epidemia Covid e dalle regole dei singoli Paesi. Ma prevale l’idea "che non si possa rinunciare al primato di capitale del design, perché perdere il primo posto è un attimo".  

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