MARIO CONSANI
Cronaca

I giudici: Ruby bis, fu prostituzione. Emilio Fede verso gli arresti domiciliari

La Cassazione: 4 anni e 7 mesi al giornalista, quasi 3 alla Minetti

Emilio Fede e Nicole Minetti

Milano, 12 aprile 2019 - Quelle di Arcore non erano cene eleganti. E le ragazze devote al bunga bunga non semplici «mantenute», ma «prostitute». Parola della Cassazione, che ha reso definitive le condanne a 4 anni e 7 mesi per l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e quella a 2 anni e 10 mesi per l’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, poi consigliera regionale della Lombardia, Nicole Minetti. Entrambi collaborarono sia pur con ruoli diversi a far sì che le serate dell’ex cavaliere in Villa San Martino fossero allietate da giovani signorine disponibili ai dopocena. Fede, che ha 87 anni, resterà agli arresti domiciliari qualche mese prima di poter chiedere l’affidamento al servizio sociale (per pene sotto i 4 anni), mentre Minetti lo farà subito.

Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Pina Casella, aveva chiesto la conferma delle condanne stabilite nella ripetizione del processo d’appello Ruby bis (nel Ruby uno venne assolto Berlusconi, il Ruby ter dove lo si accusa di aver pagato il silenzio delle ragazze è in corso). L’accusa per Fede e Minetti era favoreggiamento della prostituzione e per il solo Fede tentativo di induzione alla prostituzione nei riguardi di Ambra Battilana, Chiara Danese e di Imane Fadil, l’ex modella nel frattempo morta misteriosamente. «Le dichiarazioni di Fadil sono pienamente attendibili e la veridicità dei suoi racconti sulle serate di Arcore ampiamente confermata anche da intercettazioni telefoniche», ha detto il pg Casella. «Fede aveva prospettato a Imane Fadil le serate conoscendo le difficoltà economiche della ragazza e le aveva fatto pressioni per farle passare la notte con Berlusconi».

Quanto alla tesi difensiva degli imputati, cioè che le ‘olgettine’ (dal nome della via nelle quale l’ex premier le aveva alloggiate) giocassero il ruolo di mantenute e non di escort, «la mantenuta non fornisce prestazioni sessuali dietro compenso – ha sostenuto il pg –, ma lo fa nell’ambito di un rapporto consolidato». «L’inammissibilità del ricorso è una decisione del tutto inaspettata, che contrasta col senso del precedente annullamento deciso dalla stessa Cassazione», lamenta l’avvocato Pasquale Pantano, uno dei legali di Minetti. «Chi può credere che io abbia fatto prostituire delle ragazze?» protesta Fede. I giudici evidentemente sì.