
"Le polemiche scaturite dall’applicazione della giustizia riparativa nel caso di Carol Maltesi, uccisa a martellate e fatta a pezzi dall’ex fidanzato Davide Fontana, sono dovute al fatto che si tratta di uno strumento che non si conosce". Lo ha detto il presidente vicario del Tribunale Fabio Roia, intervenendo a una conferenza stampa sul nuovo istituto introdotto con la riforma Cartabia e prendendo d’esempio il polverone che si è scatenato in seguito al via libera dato dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio a un percorso di giustizia riparativa per il banchiere condannato a 30 anni in primo grado. Un caso, questo, di "cattiva interpretazione nella rappresentazione mediatica", ha aggiunto Roia, che sottolinea di avere visto "reazioni negative anche da parte di molti magistrati, proprio perché non è conosciuta la finalità dello strumento". Da qui l’idea, presentata ieri, ma antecedente a queste polemiche, di un protocollo per l’attuazione degli istituti relativi alla giustizia riparativa, pubblicato a Milano. Chiedendo di accedere a un percorso, Fontana "evidentemente voleva esprimere, poi si vedrà se questa volontà di espressione sia reale o manipolatoria, una voglia di riconciliazione non solo con parenti della vittima, ma con un tessuto sociale particolarmente attento al tema del femminicidio". Questo istituto, secondo Roia "è una rivoluzione culturale per il nostro sistema". Lo schema operativo presentato e nato dalla sinergia tra gli organi della giurisdizione, si propone di regolare l’attuazione dell’istituto in tutte le sue fasi: da quella di cognizione, alle modalità di invio, ai tempi, all’esito e all’attività di sorveglianza. All’incontro erano presenti, tra gli altri, anche il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei, il presidente dell’Ordine degli avvocati Antonino La Lumia, la procuratrice generale Francesca Nanni e la presidente del Tribunale di Sorveglianza Giovanna di Rosa.
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