Via Salomone, rogo nella casa di due anziani:"Noi terrorizzati dagli abusivi"

Il sospetto è che i roghi siano un modo per seminare terrore, puntando a esasperare gli inquilini regolari affinché cambino quartiere

Francesca Todisco e Francesco Santo Mineo mostrano la porta bruciata

Francesca Todisco e Francesco Santo Mineo mostrano la porta bruciata

MIlano, 14 ottobre 2018 - «Abbiamo passato la notte in bianco e siamo ancora spaventati, non ci spieghiamo chi possa aver dato fuoco, né perché». Francesca Todisco ha 76 anni e vive insieme al marito Francesco Santo Mineo, che di anni ne ha 85, in un alloggio all’ottavo piano del civico 36 di via Salomone, nel complesso Aler delle Case Bianche da 477 appartamenti visitato nel 2017 da Papa Francesco. I due coniugi indicano la porta d’ingresso: bruciata. Carbonizzato lo zerbino, che marito e moglie hanno spostato sul balconcino del ballatoio insieme a un maglione, pure questo incenerito. Con tutta probabilità, qualcuno ha appiccato il fuoco all’indumento e lo ha gettato contro la porta degli anziani, che ieri notte si sono svegliati di soprassalto alle 2.30 per un suono insistente al citofono. «Mi sono spaventata, ho detto a mio marito di non aprire. Abbiamo chiamato la polizia», racconta la 76enne.

A citofonare, si è scoperto poi, era il vicino del piano di sopra, che si è accorto del principio d’incendio ed è riuscito a spegnerlo con una secchiata d’acqua; sul posto sono intervenuti anche gli agenti delle Volanti. «Non ci eravamo accorti di nulla. Per fortuna quando la polizia è arrivata le fiamme erano già spente. Resta però la paura», continua la donna. Quel che è certo è che questo non è il primo episodio: l’anno scorso, lo zerbino di un’altra anziana era stato inzuppato di benzina, sempre all’ottavo piano. E nella stessa palazzina al civico 36 c’è pure l’alloggio di «nonna Rosa», finito sulle pagine di cronaca perché occupato a gennaio mentre la donna era in ospedale.

Il sospetto è che i roghi siano un modo per seminare terrore, puntando a esasperare gli inquilini regolari affinché cambino quartiere, «liberando» di conseguenza le loro case. Che finirebbero così nel mirino di chi governa il racket. Bersagli prediletti sono proprio gli anziani, più fragili e vulnerabili. Al civico 36 ci sono 9 piani, con 6 appartamenti per piano, di cui 5 monolocali: più della metà di questi ultimi è occupata, ma pure i bilocali sono finiti più volte nel mirino degli illegali. A gestire la rete irregolare, stando a quanto ipotizzano i cittadini, ci sarebbe un gruppo di sudamericani; una voce, da verificare, raccolta nelle ultime settimane pure dai carabinieri della stazione Romana Vittoria, guidati dal maresciallo Giuseppe Palumbo, che ben conoscono la realtà delle Case bianche (anche perché la caserma di via Zama è ubicata alle spalle del complesso popolare). Non solo incendi, però. «Per quasi dieci giorni – evidenzia Mineo – abbiamo avuto l’ascensore bloccato». Il motivo si legge nero su bianco su un cartello appeso all’ingresso: «Impianto fermo per problemi ai contatti delle porte ossidati da urina». Mettere ko (di proposito?) un ascensore significa intrappolare in casa chi ha problemi di salute e vive ai piani alti. Un altro modo per invogliare gli inquilini perbene a scappare.

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