La protesta dei rider Uber, lasciati a casa dalla multinazionale del delivery con una email di tre righe, è approdata davanti a Palazzo Lombardia. "Circa 8500 rider sono rimasti da un giorno all’altro senza tutele – spiega Elena Lott, sindacalista dello Slang-Usb – e stiamo impugnando i licenziamenti davanti al Tribunale del Lavoro". Tribunale dove ieri si è tenuta l’udienza di un ricorso avviato, prima dell’addio di Uber all’Italia, da un gruppo di rider assistiti dall’avvocato Giulia Druetta, che chiedono di riconoscere "la natura subordinata" del loro lavoro e un conseguente risarcimento dei danni "in termini di salario percepito e di salute e sicurezza mancate". Il presidio di ieri davanti a Palazzo Lombardia, che i rider hanno raggiunto in bicicletta dal Palazzo di giustizia, incontrando alcuni consiglieri regionali del M5s, è il primo passo di una mobilitazione dell’Usb contro"una multinazionale che depreda il territorio". A.G.
CronacaRider contro Uber Scattano i ricorsi sui licenziamenti