San Siro, il sindaco Sala boccia il referendum: “Meglio se decide il Comune”

Il primo cittadino: “C’è il rischio che vadano in pochi, com’è successo a Parigi con i monopattini”. Milan e Inter: “Un’eventuale consultazione si svolga entro l’estate”

Il futuro di San Siro resta ancora al centro del dibattito politico cittadino: demolire un simbolo o ristrutturarlo?

Il futuro di San Siro resta ancora al centro del dibattito politico cittadino: demolire un simbolo o ristrutturarlo?

Referendum su San Siro? No, grazie. Il sindaco Giuseppe Sala fa capire a chiare lettere che la consultazione popolare non gli sembra la soluzione migliore per decidere se realizzare o no il progetto del nuovo stadio di Milan e Inter nell’area dove oggi c’è il “Giuseppe Meazza’’, che nelle intenzione dei due club andrebbe demolito per lasciare spazio a un nuovo distretto sportivo e commerciale.

Il primo cittadino, qualche ora prima della riunione dei club con i garanti comunali che dovranno dare un parere finale su un eventuale referendum sul futuro dello stadio, sottolinea: "Io non sarò presente, ma abbiamo favorito questo incontro perché Milan e Inter vogliono avere chiarezza su un potenziale referendum su San Siro. Ovviamente stanno facendo le loro valutazioni ed corretto che sentano dalla viva voce dei garanti. Sarà un confronto tra club e garanti per dare la maggior informazione possibile a società che sono intenzionate a realizzare un nuovo stadio e a fare un grande investimento (1,3 miliardi di euro, ndr) ma devono capire in quale contesto si muovono".

In passato Sala aveva affermato che, in vicende complicate come il progetto del nuovo stadio di San Siro, è il Comune che dovrebbe prendere la decisione finale. Sindaco, conferma? "Sì, non in generale ma sì in questo caso particolare. Perché arrivare al 50% dei votanti è un po’ difficile. Recentemente a Parigi è stato fatto un referendum cittadino sui monopattini, è andato a votare il 7% dei residenti. E allora mi chiedo: se al referendum su San Siro va a votare il 7% e si esprime a favore il 4%, è più giusto ascoltare l’opinione del 4% dei milanesi o che sia il sindaco e l’amministrazione a prendersi le sue responsabilità? Secondo me quest’ultima posizione è la più corretta".

Il capogruppo di Europa Verde in Comune Carlo Monguzzi, intanto, contesta preventivamente l’incontro in Comune tra Milan, Inter e garanti: "Il Collegio dei garanti deve svolgere funzione di garanzia per i cittadini tutti. Ogni forma di pressione, anche solo per accelerare i tempi, è istituzionalmente inopportuna. Le squadre facciano il loro mestiere e incontrino chi vogliono, ma il sindaco tuteli diritti e garanzie di tutti. Non c’è alcuna emergenza, uno stadio c’è. C’è una richiesta di referendum, un parere negativo, un parere negativo dei garanti, e il Tribunale Civile che si è espresso contro questo parere. Il Comune lasci che i garanti ristudino il problema e che si esprimano in totale autonomia". La replica del primo cittadino: "I garanti fanno il loro mestiere, sono super partes. L’incontro è una cortesia nei confronti di società che intendono fare un investimento".

Al termine dell’"incontro tecnico" tra vertici dei club – per l’Inter c’era Mark Van Huuksloot, per il Milan Giuseppe Bonomi –, le due società fanno sapere che attendono di conoscere i tempi sull’ammissibilità del referendum ed eventualmente della sua attuazione. In particolare, se ci dovesse essere una consultazione popolare, i club chiedono che venga fatta entro l’estate per evitare altri rinvii.

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