Reddito di cittadinanza addio: due milanesi su dieci rischiano di perdere l'assegno

Dal 2019 oltre 110mila percettori a Milano, spesi 50 milioni di euro. Progetto Inps-Caritas per trovare lavoro

Addio reddito di cittadinanza

Addio reddito di cittadinanza

Milano, 23 marzo 2023 –  L’anno scorso 27.180 nuclei familiari hanno ricevuto il Reddito di cittadinanza nella Città metropolitana di Milano, con un assegno medio mensile di 431,25 euro e una spesa complessiva di 11.721.400 euro. Dal 2019, quando fu varata la misura anti-povertà, l’Inps ha elaborato 110.945 domande provenienti dal territorio, che equivalgono a 49.529.553 euro versati. Domande che, secondo i dati Inps, per la stragrande maggioranza (79.580 su 110.945) provengono da cittadini italiani, anche a causa dei criteri stringenti per gli stranieri come il requisito dei 10 anni di residenza in Italia finiti al centro della procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea.

Presente e futuro

Questa la fotografia attuale, mentre il futuro della misura è ancora tutto da definire e la nuova misura di inclusione attiva (battezzata Mia) allo studio del ministero del Lavoro fa suonare un campanello d’allarme fra gli operatori del settore. A partire da una riduzione della platea dei beneficiari del sussidio - secondo alcune stime i nuovi criteri come la revisione della soglia Isee potrebbero escludere una volta a regime circa il 20% degli attuali percettori, tagliando fuori oltre 5400 nuclei nel Milanese - con il rischio connesso di nuove povertà.

Progetto Caritas

L’Inps , intanto, ha avviato un nuovo progetto con la Caritas Ambrosiana, regolato da un protocollo firmato anche dall’Ordine dei consulenti del lavoro di Milano e dall’Ancl, nel tentativo di offrire, mettendo in comune risorse e competenze, un’occasione di reinserimento lavorativo a persone che percepiscono misure di sostegno e assistenza come il Reddito di cittadinanza o la Naspi. "Il progetto parte da un’esperienza consolidata con Caritas che ha riguardato circa 400 persone in stato di emarginazione che abbiamo aiutato al fine di accedere ad una prestazione Inps – spiega Alberto Giuseppe Maria Dotto, della direzione di Coordinamento metropolitano dell’Inps –. L’inserimento lavorativo è un passo ulteriore che crediamo potrebbe inizialmente riguardare lo stesso numero di persone almeno nel primo anno di avvio del progetto. Il progetto prevede un inserimento in tirocinio retribuito con un fondo che viene alimentato da donazioni volontarie, quindi esiste anche un vincolo economico". Un tentativo di creare un paracadute, mentre i centri per l’impiego, dal 2019 al centro della sfida rivelatasi fallimentare di ricollocare nel mondo del lavoro i percettori considerati “occupabili“ (circa un terzo del totale), si preparano a una nuova riorganizzazione.

Rebus “occupabili

“Attendiamo le decisioni del Governo – spiega il giuslavorista Maurizio Del Conte, presidente di Afol Met, a capo dei centri per l’impiego nel Milanese –. Quello che ci lascia più perplessi è il probabile aumento della quota di “occupabili“, che potrebbero essere tutte le persone non in condizioni di disabilità e senza familiari disabili, minori di 18 anni o maggiori di 60 a carico. Potrebbero finire a carico dei centri per l’impiego, quindi, anche quelle persone con situazioni particolarmente problematiche che ora sono seguite dai servizi sociali dei Comuni, aumentando la platea e rendendo ancora più difficile un accompagnamento al lavoro". Persone che, quindi, avrebbero la strada già segnata: niente lavoro e, quindi, perdita del sussidio. E, soprattutto su una città con il costo della vita alle stelle come Milano, pesa il limite Isee previsto dalla Mia secondo la bozza circolata in questi giorni: rispetto agli attuali 9.360 euro bisognerà stare al di sotto dei 7.200 euro. "Potrebbero essere tagliate fuori – conclude Del Conte – anche famiglie che ora sono a tutti gli effetti in una condizione di indigenza".

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