Reddito di cittadinanza, a Milano e provincia un richiedente su tre è straniero

Milano, 7 aprile 2019 - Oltre 26.000 richieste di reddito o pensione di cittadinanza al vaglio dell’Inps, presentate nell’arco di un mese tra Milano e i Comuni della Città metropolitana, con un picco nell’area Sud-Est. Il 65% da parte di italiani e il 35% da stranieri. E le donne superano gli uomini, attestandosi al 54% del totale. Al giro di boa del provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle - lo scorso 6 marzo si è aperta la raccolta delle domande da presentare online o attraverso Caf e uffici postali - è tempo di un primo bilancio. Ad analizzare i dati è il Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano, che ha costruito un report sulla base del numero complessivo delle domande al vaglio dell’Inps già «ripulito» dalle richieste doppie, quelle presentate due volte dalla stessa persona.

La prima sorpresa è di carattere geografico, perché la maggior parte delle richieste proviene dalla fascia Sud-Est dell’area metropolitana, anche da Comuni che finora non sono stati caratterizzati da pesanti situazioni di disagio sociale: centri come San Donato, San Giuliano Milanese e Gorgonzola, fino a quartieri milanesi come Corvetto. «Si tratta di aree caratterizzate da una condizione di reddito intermedio ma colpite pesantemente dalla crisi - analizza Antonio Verona, responsabile del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil milanese - è segno che le condizioni di disagio sociale coesistono con soggetti e famiglie abbienti. Esito, forse, di un repentino mutamento delle condizioni economiche, effetti della crisi che ha triplicato la povertà e dalla quale cittadini, famiglie e lavoratori si stanno sollevando con diverse velocità». Una richiesta su tre, quindi, è stata presentata da stranieri, «più attenti sui benefici offerti dal welfare». E oltre la metà delle 26.000 richieste per accedere ai fondi anti-povertà è al femminile.

Osservando il grafico che incrocia genere ed età dei richiedenti, le donne superano gli uomini nella fascia tra 18 e 45 anni, periodo del debutto nel mondo del lavoro e del consolidamento della propria posizione. Poi c’è il sorpasso maschile tra 45 e 60 anni. Superati i 60 la quota delle donne torna a crescere. Sono loro a percepire, più degli uomini, le pensioni di cittadinanza. La maggior parte dei richiedenti è composta, in ogni caso, da persone in età lavorativa: il picco delle domande si registra attorno ai 50 anni. Ci sono giovani che non riescono a trovare un lavoro stabile, cinquantenni che hanno perso il posto e non riescono a ricollocarsi, persone costrette a barcamenarsi tra impieghi saltuari.

E c’è anche la quota dei Neet, le persone che hanno smesso di cercare lavoro e sono fuori da percorsi di studio o formazione. Trend che venerdì prossimo saranno al centro di un convegno alla Camera del lavoro di Milano, con il segretario Maurizio Landini. «Prevediamo che nell’arco di sei mesi verranno presentate oltre 100.000 domande nella Città metropolitana - sottolinea Verona -. Molte persone, infatti, sono ancora in attesa di capire come si evolverà il provvedimento e non hanno ancora fatto il primo passo». Le domande sono al vaglio dell’Inps, che dovrà stabilire chi avrà effettivamente diritto al reddito. E l’erogazione dei fondi dovrebbe iniziare a maggio, mentre è ancora in alto mare il secondo pilastro, la riforma dei centri per l’impiego.

Ci vorranno ancora almeno due settimane perché sia pubblicato il bando per la selezione per i navigator, le persone che dovranno guidare i beneficiari del reddito di cittadinanza nell’inserimento nel mondo del lavoro. Manca ancora l’accordo tra l’Anpal e le Regioni e il presidente dell’Agenzia, Mimmo Parisi si è detto fiducioso della possibilità che l’intesa si raggiunga entro Pasqua. Non ci sono invece, a quasi un mese dalla pubblicazione del bando per trovare la società selezionatrice dei navigator, notizie su chi organizzerà il reclutamento.