Rapitori improvvisati per vendicarsi della truffa sui Rolex: ora rischiano 25 anni di carcere

Milano, tre giovani organizzarono una spedizione da un paesino della Barbagia e sequestrarono tre persone, tra cui un minorenne. Il pm chiede condanne pesanti

L'edificio di via Magolfa che ospita il bed&breakfast dove si erano rifugiati i rapitori

L'edificio di via Magolfa che ospita il bed&breakfast dove si erano rifugiati i rapitori

Milano – Si sono improvvisati rapitori, in trasferta dal cuore della Sardegna a Milano, con una azione sgangherata, fulminea e rocambolesca che ha avuto vita breve: il blitz dei carabinieri in un b&b in via Magolfa, ad aprile dell’anno scorso, portò alla liberazione degli ostaggi e all’arresto dei sequestratori trentenni. Tre “bravi ragazzi”, per citare le parole della difesa, "vittime trasformate in carnefici" che ora rischiano di avere "la vita rovinata per sempre" con una condanna pesantissima chiesta dalla Procura: 25 anni di reclusione per sequestro di persona ai fini di estorsione.

“Hanno commesso un errore – spiegano gli avvocati Alessandro Sammarco e Francesca Salvatici – ma è stata chiesta una condanna sproporzionata, simile a quella formulata nei casi di omicidio, per un’azione che non ha prodotto grossi danni”.

Residenti in un paesino in provincia di Nuoro, nella Barbagia che in passato divenne tristemente nota per le azioni dell’Anonima sequestri, i tre imputati incensurati (i fratelli Davide e Marco M. e l’amico e collega Dario S.) si trovano ora agli arresti domiciliari, con il permesso di uscire per lavorare, nel settore della ristorazione.

L’anno scorso avevano subito una truffa legata a giri di Rolex e criptovalute da parte di una famiglia milanese, già nota alle forze dell’ordine, con cui uno dei tre era entrato in contatto online. E così, invece di sporgere denuncia, hanno orchestrato una maldestra spedizione dalla Sardegna a Milano per recuperare il maltolto.

L’incontro nella stanza del b&b con tre fratelli, di cui uno all’epoca minorenne, si è trasformato in un sequestro di persona. Dopo averli bloccati e immobilizzati con fascette e nastro adesivo, hanno chiamato i parenti degli ostaggi chiedendo 120mila euro in bitcoin in cambio della liberazione. Ma i familiari, invece di pagare, hanno chiamato i carabinieri, facendo scattare il blitz a pochi passi dal Naviglio Grande e gli arresti.

I sardi sono stati mandati a processo davanti alla Corte d’Assise e, nelle scorse udienze, il pm Simona Ferraiuolo ha chiesto tre condanne a 25 anni di carcere. Il professor Alessandro Sammarco (che in passato ha difeso politici come Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Marcello Dell’Utri), ha chiesto invece ai giudici l’assoluzione per "non aver commesso il fatto" o in subordine la riqualificazione dei reati in sequestro di persona ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che porterebbe a una pena "contenuta e ragionevole" che eviterebbe di "rovinare le loro vite per sempre". La Corte si esprimerà a maggio. Ma la stangata potrebbe arrivare anche sul piano patrimoniale. Gli ex ostaggi (i tre imputati hanno sporto a loro volta denuncia per truffa, portando all’apertura di un procedimento parallelo) si sono costituiti parti civili e hanno chiesto un maxi-risarcimento: 300mila euro.

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