
Carabinieri
Milano, 22 marzo 2019 - L’assalto andò in scena la mattina del 3 novembre 2014, lungo una provinciale del Pavese, all’altezza del Comune di Bressana Bottarone. I banditi arrivarono in auto, secondo quanto poi accertato nel 2017 dai carabinieri di Stradella, con la collaborazione dei colleghi della stazione Affori: la prima, un’Audi, bloccò il portavalori, la seconda inchiodò dietro; i vigilantes furono costretti a scendere e a consegnare due valigette contenenti 298mila euro.
A poco più di quattro anni da quel raid, sono arrivate le sentenze della Cassazione a rendere definitive le condanne per i cinque autori: tra loro figura pure il nome di Alfredo Santino Stefanini (ritenuto organizzatore ma non esecutore materiale), 66 anni dei quali più della metà trascorsi dietro le sbarre e un passato da uomo di fiducia del bel Renè, al secolo Renato Vallanzasca; dovrà scontare altri 8 anni, come i complici Giuseppe Cafora, Salvatore Immernano e Matteo Franco Zuffrano, mentre per il quinto uomo, Mario Bossi, la Suprema Corte ha confermato il verdetto di 5 anni e 4 mesi emesso dalla Corte d’Appello di Milano nell’aprile del 2018.
Tre settimane dopo ill blitz a Bressana Bottarone, Stefanini e compagnia furono arrestati dagli agenti della Squadra mobile prima che potessero entrare un’altra volta in azione, in un capannone del Comasco pieno di televisori ed elettrodomestici da mandare nei centri commerciali per le feste natalizie. Gli approfondimenti investigativi portarono i poliziotti in un box di via Bisnati, in zona Bruzzano: lì dentro furono ritrovati tre fucili da caccia, tre pistole, 250 proiettili, due silenziatori, una prolunga per mitra, due divise della polizia, parrucche e baffi finti e occhiali da sole.
Un arsenale e un vero e proprio guardaroba per camuffarsi. In manette finirono quel giorno Cafora, ex braccio destro di Vincenzo Antonino, il veterano della «banda delle parrucche» Immernano, l’incensurato Bossi e Stefanini, personaggio di spicco della gang della Comasina, tre evasioni alle spalle e una seconda vita (evidentemente naufragata) da delinquente pentito (nel 1998 partecipò addirittura a un’installazione di un’artista a San Vittore). Nel 2017, poi, gli investigatori scoprirono che a quel gruppo criminale andavano attribuiti pure quattro colpi in banca, fino a quel momento rimasti senza colpevole: l’irruzione alla Bper di via Certosa del 3 maggio 2013 e gli altri assalti compiuti tra il 16 maggio e il 30 agosto dello stesso anno in altrettanti istituti di credito di via Astesani, via Reali a Paderno Dugnano e via Corrarino d’Ascanio, per un bottino complessivo di circa 75mila euro. A incastrare tutti, per quei colpi, fu la bocca storta di Immernano, forse conseguenza permanente di un vecchio malanno.