Tunnel, maschere e tombini chiusi: il raid-fotocopia del 12 agosto 2016

Modalità identiche all’assalto di viale Regina Giovanna. Ma quella volta i banditi riuscirono a farla franca

Rapina in banca di viale Regina Giovanna

Rapina in banca di viale Regina Giovanna

Milano, 4 novembre 2020 - Piazza Ascoli come viale Regina Giovanna. La rapina di ieri come quella del 12 agosto di quattro anni fa. Troppe analogie per non pensare a un’unica banda, o comunque a specialisti che provengono dallo stesso ambiente criminale. Troppi particolari perfettamente combacianti per non ipotizzare un collegamento tra i due raid.

Il primo dettaglio da sottolineare riguarda l’ubicazione degli istituti di credito presi di mira dai banditi: si trovano a distanza di 600 metri l’uno dall’altro, anche se le reti fognarie che servono i due quartieri confinanti sono separate. Secondo punto: il tunnel sotterraneo per collegare la rete fognaria al pavimento del caveau, di circa 6 metri. In entrambi i casi, i malviventi hanno lavorato probabilmente per giorni, scavando un pezzo alla volta per non destare sospetti nei residenti della zona (che peraltro nel 2016 avevano segnalato, inascoltati, strani rumori provenienti dal sottosuolo nei giorni che avevano preceduto il raid).  E ancora: ieri come nel blitz alla Banca Popolare di Novara, i componenti del gruppo, col volto coperto da maschere, hanno atteso l’arrivo dei dipendenti della banca per coglierli di sorpresa. Con una differenza sostanziale, indipendente però dalla loro volontà: quattro anni fa, direttore e impiegati non erano riusciti a dare l’allarme, rimanendo per quasi un’ora in balìa dei sequestratori, prima che l’ingresso sbarrato ben oltre l’orario di apertura insospettisse clienti e impiegati rimasti fuori; al Crédit Agricole di piazza Ascoli, la coraggiosa reazione del responsabile di filiale Paolo Blasetti e quell’urlo «C’è una rapina» hanno consentito all’impiegata P.D. di scappare in tempo per chiedere aiuto ai passanti.

Altro parallelismo che salta subito all’occhio: nel 2016, la banda si coprì la fuga sigillando con schiuma espansa l’imbocco del cunicolo, cospargendo il tunnel con veleno per topi e acido (anche per cancellare eventuali tracce) e chiudendo i tombini vicini con il filo di ferro; ieri, invece, la schiuma espansa sarebbe stata utilizzata per rendere momentaneamente inaccessibili i tombini delle strade che convergono in piazza Ascoli. Di più: sia ieri che quattro anni fa, gli ostaggi hanno rivelato agli investigatori di aver carpito un’inflessione campana nella voce dell’unica persona che ha parlato per dare ordini. Coincidenze che fanno riflettere e che potrebbero finire nell’indagine che stanno portando avanti gli uomini dell’Antirapine della Squadra Mobile. Ovviamente, i segugi di via Fatebenefratelli sperano che almeno il finale delle due storie sovrapposte, quello che più interessa a vittime e inquirenti, sia diverso. Sì, perché l’inchiesta condotta nel 2016 dal pm Luigi Luzi e dai militari del Nucleo investigativo non riuscì a smascherare i membri della gang entrata in azione al civico 25 di viale Regina Giovanna.

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