Chi è Sergio Ramelli e perché è scoppiata la polemica all’Istituto Molinari

La sottosegretaria Paola Frassinetti ha commemorato il giovane ucciso da Avanguardia Operaia negli anni Settanta. I collettivi antifascisti l’hanno contestata

Lo studente Sergio Ramelli, ucciso da estremisti di sinistra nel 1975

Lo studente Sergio Ramelli, ucciso da estremisti di sinistra nel 1975

Milano – Lunedì 13 marzo la sottosegretaria al ministero dell’Istruzione Paola Frassinetti, di Fratelli d’Italia, ha visitato l’istituto tecnico Molinari di Milano per deporre una corona di fiori sulla targa in memoria di Sergio Ramelli, lo studente membro del Fronte della Gioventù – gruppo di destra radicale – morto il 29 aprile 1975. Ramelli fu aggredito a colpi di chiavi inglesi da un commando dell’organizzazione comunista Avanguardia Operaia. La sottosegretaria è stata contestata dai gruppi antifascisti, dai collettivi milanesi e dai sindacati Usb e Cobas.

Ramelli venne aggredito proprio il 13 marzo e morì in ospedale dopo oltre un mese di agonia. È considerato una delle vittime degli Anni di Piombo, il periodo compreso tra gli anni Sessanta e Ottanta contraddistinto da un estremismo politico che produsse violenze di piazza, lotta armata e terrorismo, sia di destra che di sinistra. I responsabili dell’omicidio furono identificati dieci anni dopo l’aggressione e tra il 1987 e il 1990 furono processati e condannati in via definitiva per omicidio volontario.

Le commemorazioni, in passato

Da decenni, l’estrema destra italiana considera Ramelli un martire vittima della violenza comunista e, ogni anno il 29 aprile, lo commemora in una manifestazione che riunisce anche diversi gruppi neofascisti. Durante questi incontri, va in atto anche il cosiddetto appello del Camerata: un leader chiama “Attenti”, scandisce per tre volte il nome “Camerata Sergio Ramelli” e i partecipanti rispondono “Presente” mentre esibiscono il saluto fascista a mano tesa.

In passato, diversi partecipanti sono stati denunciati e condannati per apologia del fascismo e alcune di queste commemorazioni sono considerate eventi legati a stretto filo con l’universo neofascista. Tuttavia, in quanto giovane vittima della violenza politica, alla memoria di Ramelli sono dedicati diversi luoghi e targhe di Milano. Le inaugurazioni di questi luoghi sono state presiedute, tra gli altri, dal sindaco di Milano Beppe Sala e dalla leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Le reazioni all’evento del 13 marzo

La decisione della sottosegretaria all’Istruzione Frassinetti di celebrare la memoria di Ramelli all’Istituto Molinari (dove il giovane studiava negli anni Settanta) ha scatenato una forte reazione delle associazioni e dei collettivi di sinistra. La rete Milano antifascista antirazzista meticcia e solidale ha organizzato un presidio davanti la scuola “per ribadire – affermano – la nostra contrarietà alla sua presenza strumentale". Una trentina di manifestanti si è riunita contro la sottosegretaria.

Una protesta che il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha definito “surreale”. Anche il preside dell’Istituto Molinari, Davide Bonetti, ha difeso la commemorazione, sottolineando che “fare memoria" di quell'avvenimento “significa, oggi, a quasi 50 anni di distanza, rinnovare un fermo no alla violenza in genere, e in particolare a quella di natura politica”, rafforzando “il valore del dialogo e del confronto rispettoso”.

La replica di Paola Frassinetti

"Le contestazioni di questa mattina sono opera di trenta sessantenni che evidentemente hanno azionato la macchina del tempo: si è dissociata perfino l'Associazione nazionale partigiani italiani. Ho anzi trovato la rappresentanza degli studenti, tutti molto contenti, ai quali ho raccontato un po' la storia di Sergio”, ha commentato la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti.

Alla commemorazione, afferma la politica, “è venuto anche Bruno Tinelli, una presenza significativa la sua, importante bellissima. Con lui individuerò la data in cui commemorare il fratello Fausto perché nessun ragazzo possa più essere ucciso per colpa dell'odio politico".

"A chi stamattina è venuto a contestare voglio dire che è assurdo non fermarsi nemmeno davanti alla morte di un ragazzo di 18 anni. Vuol dire che sono rimasti veramente con la macchina del tempo. Mi auguro che quegli anni in cui l'odio implacabile portava agli omicidi siano definitivamente tramontati".

Cresce la tensione politica

Quello che si teme, nei prossimi giorni, è che le formazioni studentesche e non, di destra e sinistra, possano arrivare al confronto. Nelle ultime settimane, alcuni gruppi giovanili – di avverse parti – hanno appeso degli striscioni fuori dai licei milanesi e lombardi, alcuni contro il Governo, altri contro la Resistenza.

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