ANDREA GIANNI
Cronaca

Milano, raid contro la statua di Gandhi: indagati due leader separatisti sikh. "L’India ci reprime"

La scultura sulla via Emilia a San Donato presa di mira per due volte. Azione dalla matrice politica, sotto la lente il movimento in Italia. Portati via gli occhiali: contestato anche il reato di furto di beni culturali

La statua di Gandhi imbrattata

La statua di Gandhi imbrattata

Dietro i due raid contro la statua del Mahatma Gandhi a San Donato Milanese, presa di mira l’8 agosto e il primo ottobre dell’anno scorso, c’è una partita che si gioca dall’altra parte del mondo, con la battaglia sikh per ottenere l’indipendenza del Khalistan dall’India. E i presunti autori dell’atto vandalico hanno un nome, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano che ha messo sotto la lente le attività del movimento in Italia. Sono indagati due leader del gruppo Sikhs For Justice (Sfj) - Jagroop Singh e Gurpal Singh - entrambi nati trent’anni fa in India e residenti a Calcio, in provincia di Bergamo.

Rispondono dell’accusa di imbrattamento e anche di furto di beni culturali, perché l’8 agosto 2022 "si appropriavano degli occhiali in bronzo apposti sulla statua eretta in memoria del Mahatma Gandhi" a San Donato, sulla via Emilia. Un attacco contro una figura simbolo delle lotte per l’indipendenza dell’India e della non violenza, invisa ai militanti che a loro volta si battono per creare uno Stato sovrano nel Punjab. La statua fu Donata dal consolato indiano e inaugurata nell’ottobre 2009, in occasione delle celebrazioni per i 140 anni dalla nascita di Gandhi. Un "simbolo di pace" che l’anno scorso è stato preso di mira per due volte in meno di due mesi. Il monumento è stato ricoperto da scritte in vernice bianca, con una firma (“Khalistan Zindabad“) che ha subito orientato gli investigatori verso un gesto dalla matrice politica e religiosa.

L’Italia ospita una folta comunità sikh, la seconda più grande in Europa dopo il Regno Unito: oltre 200mila persone, secondo le stime, concentrate in particolare nelle campagne, dove lavorano in allevamenti e aziende agricole. Una popolazione caratterizzata anche dall’abbigliamento: vestiti tradizionali, turbanti, pugnali e folte barbe. Nel corso degli anni si è radicato il movimento separatista, con attività anche per promuovere la "campagna referendaria sul Khalistan". In questo contesto si inserisce l’imbrattamento della statua di Gandhi a San Donato, che potrebbe finire al centro di un processo dai risvolti inediti. Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal pm Cristiana Roveda, i carabinieri nei mesi scorsi hanno anche eseguito perquisizioni nelle case degli indagati, in cerca di "materiale propagandistico inneggiante al movimento del “Khalistan Zindabad“ e materiale informatico" riconducibile ai due raid.

"Non entro nel merito della vicenda dell’ imbrattamento ma rilevo una carenza di attenzione istituzionale rispetto alle tensioni che attraversano la comunità separatista sikh e quella indiana, che dovrebbero essere attenzionate dal Governo e dall’intelligence", spiega il difensore dei due indagati, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, direttore dell’Alta Scuola Estradizioni. Jagroop e Gurpal Singh hanno anche scritto una memoria, denunciando ostacoli da parte dell’India nella campagna referendaria in Italia promossa "secondo le leggi italiane e internazionali", ribadendo che i sikh sono "una nazione diversa, una religione diversa e una lingua diversa rispetto agli indù". Non è la prima volta che la figura di Gandhi finisce nel mirino: nel 2020 anche il movimento antirazzista internazionale Black Live Matter si era scagliato contro il leader assassinato nel 1948.