Milano, racket delle occupazioni alla Barona: cinque denunciati

Case popolari, denunciati esponenti del collettivo anti-sgomberi. Aggredita anche una donna incinta

Il Comitato autonomo abitanti Barona aveva il quartier generale in via Ovada 3

Il Comitato autonomo abitanti Barona aveva il quartier generale in via Ovada 3

Milano, 31 ottobre 2019 -  «Ti offrono una stanza o ti cercano un appartamento, se puoi pagare tra 700 e 1.500 euro, ma ti costringono a partecipare alle riunioni e alle attività del comitato». A distribuire volantini contro gli sgomberi, a fare da vedette a ridosso degli stabili occupati, a comunicare tutto sulle chat, a impegnarsi nella resistenza «contro forze dell’ordine e Aler» in caso di blitz. E guai a cambiare idea. Il retroscena delle occupazioni abusive emerge dalle testimonianze delle vittime che in un primo momento si erano associate al Comitato autonomo abitanti Barona (Caab) di matrice antagonista, per la necessità di avere un tetto, ma che poi hanno preso le distanze. Per questo affronto, un uomo marocchino di 43 anni è stato buttato fuori dalla stanza che occupava in viale Faenza 12/7, in una palazzina Aler, che il comitato gestiva come fosse una sua proprietà, preso a calci e pugni e aggredito con una cazzuola e un bastone lungo 70 centimetri. Finendo all’ospedale con un trauma cranico ed escoriazioni allo zigomo sinistro. Violenza pure contro una donna di 32 anni, incinta, connazionale, che si era schierata dalla sua parte e che più volte ha subito intimidazioni dal gruppo rivolte a lei e al marito.

Ieri i poliziotti della Digos, guidati da Claudio Ciccimarra, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Milano contro cinque esponenti del Caab: Enrico Basset, 25 anni, Gabriella Brahimi, 28, Dan Lucian Constantin, romeno di 36 anni, Stefano Grieco, 21enne, e Sebastian Clemente Nazenze, di 24 anni, tutti con precedenti di polizia per occupazione di immobili o resistenza a pubblico ufficiale durante sgomberi, e tutti senza lavoro, ritenuti responsabili di estorsione aggravata e lesioni. Espulsi da Milano dopo che è emerso un vero e proprio racket, con richiesta di denaro e uso di violenza e minaccia nella gestione delle assegnazioni.

«Ci hanno chiesto 1.500 euro che, mi hanno spiegato, sarebbero serviti per le spese legali di chi veniva denunciato durante gli sgomberi e per le varie attività del comitato», racconta una vittima. La disponibilità dell’appartamento era condizionata «alla partecipazioni a tutte le attività». Un altro aggiunge: «Se ti allontani, loro ti chiamano e ti obbligano a tornare dove è in atto la protesta. Sempre sotto la minaccia di toglierci la stanza o l’appartamento». Cosa che avveniva per i presunti “traditori“. È il caso del marocchino di 43 anni picchiato selvaggiamente il 18 settembre del 2018 in viale Faenza: è stato ferito alla guancia destra con una cazzuola, afferrato per il collo, preso a calci e pugni e colpito con un bastone. Ferita pure la connazionale che ha cercato di difenderlo, incinta. Poi è stata espulsa dal comitato ed è stata costretta, con minacce e aggressioni, a lasciare l’appartamento che occupava con la sua famiglia, ottenuto dopo aver versato 1.400 euro. «Grazie alle forze dell’ordine - commenta l’assessore regionali alle Politiche sociali, abitative e disabilità Stefano Bolognini -. Da tempo chiediamo che venga applicato il daspo urbano, quindi il divieto di dimora, per gli occupanti abusivi seriali e pericolosi delle case popolari».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro