Qui Politecnico "Così abbiamo ridotto i numeri del 20%"

Il vicerettore Ronchi: risultati nettamente migliori di vent’anni fa. La ricetta? Algoritmi predittivi e lezioni per “imparare a imparare”.

di Simona Ballatore

Fino al 2000, nella facoltà di Ingegneria del Politecnico, tre matricole su 10 non superavano lo scoglio del primo anno. Dieci anni fa due su 10. Nel 202122 sono stati 567 gli abbandoni (il 9% dei nuovi iscritti). Da settembre 198 studenti hanno già preso altre strade. "Credo che un minimo tasso di abbandoni sia fisiologico, sotto certe percentuali è difficile scendere soprattutto per le facoltà Stem. E per certi versi è meglio accorgersi di aver fatto la scelta sbagliata il primo anno e cambiare rotta", la premessa di Stefano Ronchi, vicerettore alla Didattica del Politecnico di Milano.

Come porre un freno all’abbandono universitario?

"Nel nostro caso la riduzione più forte del tasso di abbandono si è registrata proprio a Ingegneria, con azioni specifiche. Prima di tutto con una manutenzione continua sul test di ingresso attitudinale. Dà indicazioni agli studenti sul percorso che dovranno affrontare".

Possono tentarlo già dal quarto anno.

"E questo implica un percorso di avvicinamento: hanno due anni per rendersi conto. Poi abbiamo un’altra azione: corsi di preparazione tecnica prima dell’inizio delle lezioni su Matematica e Fisica, per molti due scogli grossi da affrontare. Li teniamo sia in presenza che online. A questo aggiungiamo lo sportello PoliPsi,un supporto psicologico per aiutare a superare le difficoltà o i periodi di crisi. È sempre più richiesto. Per questo lo abbiamo potenziato".

Come intercettare gli studenti a rischio abbandono?

"Abbiamo uno strumento di ’learning analitics’: analizziamo i dati della carriera degli studenti per verificare l’andamento della prima sessione d’esami. Li raffrontiamo allo ’storico’ dei nostri studenti per avere un algoritmo predittivo. Ci aiuta a capire quali azioni mettere in campo per gli studenti, per avviare tutorati mirati sulla base delle aree che si sono rilevate più critiche. A tutto questo, da settembre, abbiamo voluto aggiungere una nuova attività".

Quale?

"Un corso specifico per ’imparare a imparare’. Non ci concentriamo sui contenuti ma sul metodo. Perché studiare in università è completamente diverso. Cambia il mondo, cambia il passo e pure il metodo di studio. Vogliamo dare quattro-cinque dritte utili sin dal primo giorno".

Per non perderli. Già di universitari ne abbiamo pochi...

"Il problema è quello ed è a monte: bisogna aumentare il numero di iscritti. Abbiamo un tasso di laureati troppo basso rispetto alla media. Serve una comunicazione culturale a livello di Paese per invertire la rotta".

Incide il costo della vita?

"Credo possa essere un’aggravante, non il fattore scatenante anche se stiamo cercando di intervenire pure su quello, sostenendo con nostri budget gli studenti che fanno fatica a pagare gli affitti".

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