REDAZIONE MILANO

Quelli della “banda delle dentiere“ e la cresta sulle tangenti ai medici

Stando alle indagini, la titolare della Wisil srl ritoccava al ribasso i conteggi per risparmiare sulle mazzette

Soldi soldi soldi. La titolare della Wisil Latoor srl Roberta Micciché, da martedì agli arresti domiciliari perché per la procura sarebbe il capo della “banda delle dentiere“ - protesi dentarie fornite a cliniche e ospedali a prezzo gonfiato grazie a medici compiacenti - quando in ballo c’era il denaro risparmiava su tutto. Tanto da fare la “cresta“ persino sulle mazzette che regolarmente (due volte l’anno) versava al più produttivo dei dentisti che “collaboravano“ con la sua azienda.

Quando Micciché ringraziava il dottor Gianfranco Colella, attivo in un ospedale del Lodigiano, versandogli il 10 per cento degli affari extra che quello le aveva garantito, in realtà raggirava pure lui. Nel senso che sì, il medico veniva ricompensato “scientificamente“ sulla base del surplus di entrate fatturate dalla Wisil grazie ai pazienti del medico ribattezzato “l’imperatore“ per il ruolo centrale che aveva nel sistema truffaldino, ma quei dati Micciché li “aggiustava“ a piacimento proprio per risparmiare sulla mazzetta dovuta al professionista. "Ehm.. provi a rifare il conto del dottor Colella con questi conteggi" dice la responsabile Wisil Latoor consegnando il foglio delle statistiche a una collaboratrice, sotto l’occhio delle telecamere installate nel suo ufficio dalla Guardia di Finanza."Togliendo questi?" chiede la dipendente. "Togliendo e mettendo quelle quantità che le ho scritto. Cioè.. c’è una da togliere (...) E alcune quantità sono da.. da togliere. Metà. Questi son da togliere, proviamo a vedere così".

Alla fine, taglia di qua aggiusta di là: "(...) questo è quello vecchio.. questo è quello nuovo" mostra il foglio dei profitti la segretaria. "Son proprio secchi? Cinquantamila secchi? Mh ok" si rassegna Micciché, perché per il dottor Colella vuol dire una mazzetta da 5 mila euro.

D’altra parte, dopo che nella sede della Wisil Latoor in viale Abruzzi si è presentata in aprile la Finanza a sequestrare documenti e pc, parlandone in una riunione con i collaboratori più stretti, Micciché si rende conto che anche “l’imperatore“ delle prescrizioni non ha giocato con lei a carte scoperte. Dal decreto di sequestro che le è stato notificato, si scopre infatti che alcuni testi sono già stati sentiti dal pm Paolo Storari e anche alcuni medici, "tra cui l’unico già perquisito in data 2 febbraio è il dottor Gianfranco Colella. Che è stato sentito due volte molto prima di questa situazione - scandisce un po’ sdegnata Micciché- quindi lui era già stato chiamato, okay? E non ce lo ha detto. Quindi Colella è stato chiamato prima".

Scaramucce a parte, in ogni caso per il gip Carlo Ottone De Marchi non c’è dubbio che Micciché, due suoi collaboratori non ché Colella e un altro dentista a libro paga, stiano insieme nella “banda delle dentiere“, "un’associazione per delinquere alla quale prendono parte senza ombra di dubbio la MIcciché unitamente ai suoi collaboratori Consentino Maurizio e Balducci Maurizio e al figlio della Micciché Tonesi Leonardo e alcuni medici compiacenti tra i quali possono essere annoverati i dottori Colella e Coccolo Giorgio. Tutti costoro sono andati a realizzare un programma delinquenziale avente un carattere permanente".

Un "sistema", secondo il giudice, messo a punto all’inizio degli anni ’90 e fondato su "accordi occulti che legano i singoli medici alla Wisil Latoor secondo metodiche collaudate e consolidate". E quando Micciché si rende conto che stanno indgando sulle sue attività e teme di essere costretta a mollare il ruolo di capobanda, per esempio, ecco che con l’aiuto dei collaboratori più stretti individua la coppia che di lì a pochi giorni, con un assemblea societaria convocata in fretta e furia, viene messa a capo della Wisil. Marito e moglie, lui consigliere lei presidente del consiglio di amministrazione. Tanto a comandare sarà sempre lei, Micciché ("... se non vado a San Vittore" dice scaramantica al telefono). In effetti è ai domiciliari.

Mario Consani