Quarantene polverizzate Nidi e primarie, meno 90%

Effetto delle nuove regole. In Lombardia meno di duemila ricoverati Covid. Ma ci sono 180mila over 50 in età lavorativa da vaccinare entro due mesi

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di Giulia Bonezzi

C’erano meno di duemila ricoverati positivi al Covid ieri negli ospedali lombardi: 162 in terapia intensiva – sotto il 9% dei letti a disposizione, una percentuale che tra meno di due settimane potrebbe valere da sola il passaggio in zona bianca – e 1.756 nei reparti, in calo di 116 in ventiquattr’ore. I nuovi casi quotidiani di coronavirus in tutta la Lombardia sono stati meno di seimila (1.885 nel Milanese e 796 in città), e la ritirata della quarta ondata è evidente anche nel bollettino settimanale dell’assessorato al Welfare sulle scuole: contagi in picchiata di oltre il 40% la scorsa settimana, rispetto alla precedente, nella popolazione dai 3 anni in su (con punte del -47% per i bimbi delle elementari e del -45% tra i ragazzi delle superiori), e del 32% anche tra i bimbi sotto i due anni. Quanto alle quarantene scolastiche, il combinato disposto tra la frenata del virus e (soprattutto) le nuove regole in vigore dal 7 febbraio le hanno polverizzate: domenica c’erano 854 classi e 9.341 alunni in Dad in tutta la Lombardia, rispettivamente meno di un quarto e poco più di un quinto rispetto alla settimana precedente, con un crollo superiore al 90% nei nidi e alle primarie (dove ora, ed è così anche alla materna, stanno a casa solo i non vaccinati, solo per cinque giorni e solo al quinto caso positivo in una classe).

Intanto, la Lombardia si appresta ad affrontare la coda della campagna vaccinale, e la Regione fa i conti in particolare sugli ultracinquantenni ancora in età lavorativa, che per recarsi al lavoro devono presentare un super green pass valido. Se infatti il vaccino è obbligatorio per tutti gli over 50 dall’8 gennaio (e fino al 15 giugno), con multa da cento euro a partire dal 1° febbraio, da martedì scorso chi tra loro lavora non può andarci (pena sanzioni da 600 a 1.500 euro, e da 400 a mille il datore di lavoro che non controlla), con conseguente sospensione senza stipendio, se non presenta il super green pass rilasciato solo a guariti e vaccinati. Che dura sei mesi per chi non ha fatto anche la dose booster o avuto l’infezione dopo averne ricevute due (in questi ultimi due casi la durata è illimitata).

Il consulente Guido Bertolaso ha chiesto ai tecnici di incrociare i numeri dei vaccinati con due dosi da più di sei mesi che non hanno ancora ricevuto il booster (erano circa 663 mila in tutta la Lombardia a fine gennaio, ma si trattava principalmente di under 50) con quelli dei guariti dal coronavirus da meno di sei mesi, al fine di stimare la platea per la quale studiare percorsi facilitati di accesso alla terza dose. Secondo le elaborazioni dei tecnici sui dati di Aria, sono circa 180 mila i lombardi tra i 50 e i 69 anni privi di pass rafforzato, con un pass scaduto o in scadenza prima di metà aprile: 121.596 cinquantenni e 58.084 sessantenni per la precisione. Tra loro, 52.223 (36.753 cinquantenni e 15.470 sessantenni) risultano senza super pass in quanto mai vaccinati; altri 7.099 (5.101 cinquantenni e 1.988 sessantenni) hanno iniziato ma non ancora completato il primo ciclo vaccinale (il certificato è valido 14 giorni dopo l’ultima dose) e infine 120.368 persone (79.742 cinquantenni e 40.626 sessantenni) hanno sì completato il ciclo, ma da più di 120 giorni, e non hanno ancora avuto il booster; in altre parole sono candidabili alla terza dose ma non avendola ancora ricevuta il loro pass è scaduto (se di giorni ne sono già passati più di 180) o scadrà nel giro di due mesi. E se non è possibile sapere quanti, tra loro, effettivamente lavorino, o lavorino ancora, da questo conto sono già stati esclusi i guariti dal coronavirus dal 1° settembre in poi, che dunque hanno un pass rafforzato “per infezione“ ancora valido.

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