
Via libera ai progetti di riqualificazione del quartiere QT8 creato per essere un modello
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Un provvedimento che sin dalle prime ore aveva trovato la forte opposizione di Palazzo Marino, e in particolare dell’allora assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran: "Il vincolo monumentale posto al quartiere – aveva spiegato all’epoca l’esponente della Giunta Sala – è una scelta anomala, che pare molto ideologica e che causerà criticità di intervento nelle manutenzioni di strade ed edifici pubblici per il Comune e rigidità burocratiche irragionevoli ai proprietari di abitazioni. Per questo ricorriamo ( al Tribunale amministrativo, ndr), confidando di poter arrivare a un vincolo di natura paesaggistica molto più coerente rispetto alle caratteristiche del quartiere e che il Comune auspicava da anni". Ed è andata proprio così: per il collegio presieduto da Ugo Di Benedetto, "il vincolo paesaggistico può assolvere anche alla funzione di dare tutela a beni che esprimono un (meno intenso) valore storico o culturale"; di conseguenza, il ragionamento dei giudici, "si sarebbe ben potuto utilizzare questo strumento, il quale fornisce misure di tutela del tutto analoghe a quelle introdotte". La vicenda inizia alla fine del 2018, quando la direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del Mibac, ai tempi guidato dal ministro pentastellato Alberto Bonisoli, avvia la procedura per decretare "l’interesse culturale particolarmente importante relativo al quartiere Qt8". Non non la tutela su un monumento o su un luogo specifico, bensì sull’intera area di 94 ettari a nord di San Siro ridisegnata alla fine degli anni Quaranta dall’architetto Piero Bottoni. Tutto bloccato o quasi, in estrema sintesi: ogni intervento sulle parti esteriori dei beni vincolati che rientrano nel perimetro delimitato dalle vie Sant’Elia, Quattrocchi, De Gasperi, Serra, Cremosano e Diomede dovrà essere preventivamente vagliato e autorizzato dalla Sovrintendenza. Nell’elenco figurano piazze, strade, edifici pubblici (tra cui la scuola elementare Martin Luther King e il Padiglione per mostre e riunioni di via Pogatschnig 34), stabili privati realizzati dopo il secondo Dopoguerra e spazi verdi come Monte Stella e Giardino dei Giusti. Nell’aprile del 2019, il Comune invia al Ministero una serie di osservazioni in cui sottolinea l’eccessivo impatto del vincolo monumentale "sulla gestione degli interventi di iniziativa pubblica e privata" e propone la sostituzione con quello paesaggistico, applicato in precedenza in altri ambiti cittadini. Il Mibac dice "no", e due mesi dopo completa l’iter, prevedendo la massima tutela possibile per il quartiere sperimentale concepito nel 1947 nell’ambito dell’ottava edizione della Triennale. A luglio, Maran ufficializza la decisione del Comune di impugnare il provvedimento. "Ce lo chiedono la città e molti cittadini e ci sembrava giusto rappresentarne gli interessi. Poi si vedrà cosa succede", commenta il sindaco Giuseppe Sala. Sedici mesi dopo, ecco il verdetto. Il Tar è partito da una premessa: "Affinché un bene possa essere assoggettato al vincolo, è necessario che esso" abbia le "caratteristiche ontologiche che lo rendono artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, ovvero in quanto in qualche modo rappresentativo di avvenimenti passati che lo rendono testimone dell’evoluzione storica e/o culturale del Paese". È evidente, per i giudici, "come il vincolo monumentale debba necessariamente colpire beni specificamente individuati, per ognuno dei quali deve essere messo in luce il particolare valore storico, culturale o artistico espresso". D’altro canto, ed è qui il punto dirimente che ha fatto pendere la bilancia dalla parte di Palazzo Marino, "non è invece ammissibile assoggettare a vincolo una pluralità di beni individuati solo genericamente, salvo il caso in cui sia proprio la pluralità, nel suo complesso e in maniera unitaria, a esprimere il suddetto valore (si pensi ai beni di una collezione ovvero ai beni facenti parte di un sito storico)". Conclusione: un vincolo così "incisivo" non può valere per un intero quartiere, per quanto sia "testimonianza di un importante evento della storia dell’architettura e dell’urbanistica", e va sostituito con il meno invasivo vincolo paesaggistico. Discorso che non vale, tuttavia, per la scuola Martin Luther King e per il Padiglione di via Pogatsching 34: in questo caso, ha chiosato il Tribunale, il provvedimento è stato adeguatamente motivato dal Ministero.