Scuola, occupato un altro simbolo: il classico Parini/ FOTO

Dall’ufficio scolastico “incatenato” alla notte nelle aule di via Goito, resta anche il preside. Lezioni-protesta al Carducci e allo Steiner

Gli ingressi dell'Ufficio Scolastico Regionale di via Polesine bloccati con catene

Gli ingressi dell'Ufficio Scolastico Regionale di via Polesine bloccati con catene

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«Chiuso per incompetenza»: è ancora buio, le lancette dell’orologio segnano le 2 in punto. Catene e lucchetti circondano l’ufficio scolastico regionale. Inizia così, dopo le occupazioni a cascate cominciate martedì scorso dal Manzoni, un’altra settimana di proteste. «Vi chiudiamo fuori come voi avete chiuso fuori noi»: spiega il Comitato in Difesa della Scuola se il messaggio non fosse lampante. Ore 8: presidio e lezioni a distanza guardando la scuola per oltre 80 studenti al classico Carducci; banchi e coperte anche allo scientifico privato Stainer, zona Lambrate, che si darà appuntamento lì ogni mattina. Qualcuno passa a portare cioccolata, mandorle e bevande calde, in segno di solidarietà. 

Ore 8.15: liceo classico Parini occupato. Un altro simbolo. Non accadeva da cinque inverni. Una quarantina di liceali ha fatto irruzione nel cortile: hanno portato fuori i banchi e si sono messi a far lezione. Ma l’intenzione, sin da subito, era quella di restare la notte. Come al Vittorio Veneto sabato, come al Severi-Correnti venerdì, come al Manzoni martedì. Occupazione in tempi di pandemia e in piena zona rossa? Tampone rapido prima del blitz. Alcuni ragazzi del collettivo si erano già sottoposti al test domenica. Alle 15.45 arriva un medico volontario in via Goito per proseguire lo screening fra gli studenti: li paga il Comitato “Priorità alla scuola”, il collettivo apre una colletta. Capite le intenzioni, inizia col preside una estenuante trattativa, che durerà fino a tarda sera. Dal momento dell’occupazione il preside Massimo Nunzio Barrella non ha mai lasciato la scuola, anzi: «Se alcuni studenti dovessero decidere di rimanere la notte non uscirei neanche io, ho già portato tutto il necessario (sacco a pelo incluso, ndr). Devo garantire la sicurezza», aveva detto nel primo pomeriggio di ieri. Capendo sì le motivazioni e il fatto che siano «esasperati dalla didattica a distanza», ma ribadendo il concetto: «Ho fin da subito detto ai ragazzi che se avessero deciso di restare avrei denunciato il fatto alle forze dell’ordine». In dieci si fermeranno, alla fine. E lui rimarrà nel suo studio, com’era successo al Vittorio Veneto con dirigente scolastica, tre collaboratori e custode. «Non mi sento, per ragioni di sicurezza, di abbandonare il liceo», spiega Barrella a Il Giorno.

È preoccupato, il preside del Parini. «Sento alcuni genitori che mi dicono che i loro figli non vogliono più uscire di casa e avere a che fare con le persone, questo è veramente preoccupante. È importante seguire le indicazioni degli scienziati in questo momento di pandemia, io sono sempre pronto a riaprire le aule come lo ero l’11 gennaio, giorno in cui l’ennesimo rinvio mi ha fatto stare davvero male».  Intanto terminano le lezioni al Carducci, dove sfuma l’occupazione. «In 80 abbiamo seguito le lezioni all’esterno – sottolinea Chiara, rappresentante degli studenti -. Il freddo non ci ha fermato, abbiamo portato termos e coperte. Con la dirigenza abbiamo un buon rapporto, si aspettavano una occupazione ma non è mai stata nostra intenzione farla».  Per tutta la giornata piovono lettere e comunicati dai collettivi. Che annunciano nuove battaglie, che si dissociano dall’incontro con il sindaco Giuseppe Sala che domenica ha ricevuto una delegazione di “occupanti” del Vittorio Veneto. «Le scuole che stanno occupando non si fanno spegnere da due parole di Sala – ribadiscono da Uds e Priorità alla Scuola –. Non è il nostro interlocutore politico. Chiediamo una reale riforma della scuola per riaprire». 

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