ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

L’invasione delle prostitute: "Faccio i soldi e torno a casa"

Anche se sono romene, dicono di chiamarsi Anna e Erika le ragazze che accettano di parlare, nella notte trascorsa dalla cronista del Giorno con l’unità mobile di Ala Milano

una lucciola

Milano, 26 settembre 2017 - Anche se sono romene, dicono di chiamarsi Anna e Erika le ragazze che accettano di parlare, nella notte trascorsa dalla cronista del Giorno con l’unità mobile di Ala Milano, onlus che dal 1996 si occupa di tutela della salute e inclusione sociale delle persone che si prostituiscono fra viale Certosa e QT8. Nessuna di loro ha l’ardire di chiamarsi «Santa» con il suo «testone male ossigenato», personaggio di «Tirar tardi», il più bel ritratto sui bassifondi milanesi anni ’60 firmato da Umberto Simonetta. Nessuna le somiglia.

Le prostitute nel 2017 sono straniere, hanno fra 20 e 30 anni, e look identico: trucco sì ma senza esagerare, capelli tinti. Secondo i dati del Tavolo metropolitano su tratta e prostituzione, nel 2015 le unità di strada operative a Milano e provincia - oltre ad Ala ci sono Caritas e altri tre operatori - hanno contattato 1.854 donne. La maggior parte prostitute che vengono dall’Est Europa (1.175). Le romene si confermano le più numerose (695, 37% del totale), poi nigeriane (511, il 28%) e albanesi (350, il 19%).

La mappa della prostituzione si dispiega fra la circonvallazione e le strade ad alto scorrimento che portano alle periferie. Agli angoli di viale Certosa sono quasi tutte transessuali, soprattutto dal Perù. C’è solo una romena che racconta di essersi «liberata da un rom». «Mi costringeva a prostituirmi in casa a suon di botte», racconta. Con orgoglio, scandisce: «L’ho fatto finire in galera». Ora è «senza padrone», dice. Come Anna, 32 anni, piazza in via Salmoiraghi, zona QT8, giunta in Italia da tre mesi. «La mia famiglia ha bisogno di soldi – ripete –: mio padre è morto, mia madre malata e senza lavoro, come mio fratello. Non riescono più a pagare il mutuo, la casa è a rischio di pignoramento. Una mia amica che era già nel giro mi ha proposto Milano, resterò qualche mese poi torno a casa».

I suoi clienti? «In strada o in albergo, ma solo italiani. Non vado coi maghrebini, violenti, non vogliono pagare e ti derubano». Le tariffe? «30 euro per dieci minuti, 50 euro per venti, 100 euro all’ora in albergo. Solo sesso protetto». Qualche centinaio di metri più in là c’è Erika, 23 anni, in Italia da un anno e mezzo. Ha l’onestà di raccontare che l’unico motivo per cui ha scelto la strada è il tenore di vita. «Guadagno anche mille euro ogni due giorni». Il boom è quando «Milan o Inter vincono: gli uomini hanno voglia di festeggiare… Rimarrò qui ancora un anno, poi cambio vita». Anna e Erika sono diventate amiche: «Ciascuna ha il numero dell’altra, ci guardiamo le spalle a vicenda». Storie diverse ma - come specifica Eugenia Lungu, 53 anni, operatrice sociale di Ala da 17 anni – «fare la prostituta è quasi sempre una scelta obbligata, non è mai facile. Si può essere rapinati o incontrare clienti ubriachi, drogati o con disturbi psichici. Poche ragazze che scelgono la prostituzione perché amano fare sesso. Il nostro compito è in primo luogo tutelare la loro salute. Cerchiamo di offrire risposte ai loro bisogni più diversi, dal supporto legale alle informazioni per i documenti».