
Un pronto soccorso ospedaliero
Ha scatenato polemiche che hanno scavalcato rapidamente i confini della Bergamasca la notizia di un “pronto soccorso a pagamento” al Policlinico San Marco di Zingonia. Virgolette obbligatorie, non solo perché il Gruppo San Donato, privato accreditato col servizio sanitario nazionale che ha attivato da poco più di due settimane questa "sperimentazione" fuori convenzione al San Marco e, con meno clamore, al Sant’Anna di Brescia, al Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano e al Policlinico San Donato, ha chiarito che si tratta di un "ambulatorio ad accesso diretto".
Le prestazioni, che si continuano a fare anche su prenotazione, si limitano a quattro specialità: urologia, ortopedia, odontoiatria e piccola chirurgia, tipo i punti di sutura. Costo 149 euro più eventuali esami, “clienti“ sinora una quindicina al San Marco e l’unico che aveva un problema grave è stato dirottato al pronto soccorso dell’ospedale, gratis dato che lavora per il servizio pubblico 24 ore su 24 (l’ambulatorio solventi invece funziona dalle 7.30 alle 18.30 ed è chiuso nel weekend). "Talune prestazioni non richiedono il pronto soccorso – ha spiegato il GSD –. Alcuni utenti ci hanno chiesto di potervi accedere direttamente, senza prenotazione. Abbiamo ritenuto di attivare in alcuni ospedali questa offerta", che "non è pensata per sostituirsi ai servizi e alle procedure delle urgenze".
Insomma, il servizio non è affatto un pronto soccorso e si posiziona, al contrario, sul fronte della medicina territoriale, già debole in Lombardia prima d’andare in crisi in tutto lo stivale: i bandi per coprire gli "ambiti carenti" di medici di base vengono riaperti due o tre volte l’anno; nel 2023, alla seconda chiamata di luglio, si cercavano 1.139 dottori in Lombardia, contro i 939 dell’anno prima e i 786 del luglio 2021, e il Milanese ha festeggiato l’arrivo di 136 candidature per 401 posti (l’estate scorsa furono 103 in tutta la Lombardia), anche se non è detto si traducano in altrettanti incarichi: ciascun medico ha indicato in media sei preferenze. Intanto il privato fa il privato: i "punti vendita della salute" sono triplicati in dieci anni, arrivando a 1.452 in Lombardia, e nella Milano post-pandemica resistono vari servizi di "guardia medica privata", anche se le loro prestazioni non includono ricette rosse o prescrizioni di farmaci, appannaggio della sanità pubblica. Il Santagostino da circa un anno propone, "in caso di problemi percepiti come urgenti, ma che non richiedono un pronto soccorso", visite generiche, pediatriche, internistiche e traumatologiche a prezzi tra i 40 e i 77 euro nei suoi 35 centri, con prenotazione a stretto giro. "Ad esempio una persona con un ginocchio dolorante viene vista da un medico, può fare da noi Rx o risonanza e la visita ortopedica, uscendo con la diagnosi in meno di un giorno - spiega il ceo Luca Foresti –. Lo stesso percorso in pronto soccorso prenderebbe sei-otto ore senza ortopedico, mentre per la via normale, con le richieste del medico di base e le prenotazioni col Ssn, anche due mesi".
Un ambulatorio ad accesso diretto, ma pubblico e gratuito, lo implementò persino la Regione: in via Rugabella a Milano, nel 2015, per i visitatori dell’Expo. E anche sul fronte della sanità pubblica garantita gratis o col ticket la gestione dei codici verdi e bianchi che rappresentano tra il 70 e l’80% degli accessi ai pronto soccorso è al centro della riforma avviata dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Dalla nuova guardia medica a Milano (una centrale unica per le telefonate e più ambulatori) ai pronto soccorso, che dovranno creare percorsi dedicati ai codici minori, all’estensione del "Ps virtuale" del 118, che col teleconsulto e l’invio a domicilio di "squadre" a Milano ha abbattuto del 75% i trasporti “inutili” in ambulanza. Intanto, la guardia medica pubblica è diventata a pagamento (20 euro, 35 a domicilio) per i non residenti; ma qui l’anomalia era la Lombardia, che sinora l’aveva evitato prima con l’aumento (di un euro) della tariffa oraria, sospeso per contestazioni della Corte dei conti, poi col volontariato dei medici. Che però, col rinnovo dell’accordo nazionale 2022, hanno reso inderogabile la tariffa extra.