"A Paullo sì, a Carugate niente". Metrò: la protesta dei Comuni

Neanche un centesimo da Palazzo Marino per il prolungamento della Linea 2 in Martesana e Brianza. I sindaci scrivono una lettera a Sala e al ministro dei Trasporti Giovannini per chiedere un incontro a Roma

Prolungamento della Linea 2 Verde della Metropolitana

Prolungamento della Linea 2 Verde della Metropolitana

Carugate (Milano) - «Paullo sì, Carugate no", neanche un centesimo da Palazzo Marino per il prolungamento della Linea 2 Verde della Metropolitana da Cologno in Martesana e in Brianza. "Siamo stati ignorati da Milano che ha ricevuto 480 milioni di euro dal Pnnr per il trasporto pubblico locale: nell’elenco delle opere finanziate i nostri vagoni non ci sono". I Comuni della tratta, Carugate in testa, - 12 chilometri di binari da realizzare in tutto - sono sul piede di guerra. Insieme hanno scritto una lettera a Beppe Sala e un’altra al ministro dei Trasporti Enrico Giovannini per chiedere un incontro a Roma. «La Silicon Valley lombarda aspetta da 40 anni il collegamento veloce con la Madonnina, eppure siamo stati ignorati, proprio adesso che servono 3 milioni per la progettazione definitiva", spiegano i sindaci Luca Maggioni (Carugate) e gli altri della tratta, Marco Troiano (Brugherio), Simone Sironi (Agrate), Mauro Capitanio (Concorezzo) e Francesco Cereda (Vimercate). A lasciare l’amaro in bocca "è che Milano ha destinato fondi a opere più indietro della nostra".

Il riferimento è alla Paullese. Proprio questa settimana scade l’incarico a MM per sciogliere i nodi del tracciato, tra i più critici quelli che riguardano il passaggio oltre il casello della Tangenziale Est e la corsa parallela all’autostrada. "Ma ora la priorità sono i fondi fantasma e non si dica che le infrastrutture scelte sono quelle del 2022 e che noi rientreremo in un’altra tranche. Non è così", sottolineano i primi cittadini. Nella missiva parlano anche di essere "aperti al dialogo", ma traspare tutta la delusione per essere stati messi da parte. "La metrotranvia è essenziale per tagliare traffico e inquinamento - ricorda Maggioni - è un investimento strategico per il futuro del territorio. Non possiamo rimandare oltre".

La soluzione individuata dagli ingegneri di Metropolitane Milanesi è già frutto di un compromesso, il treno leggero che combina caratteristiche di tram e metropolitana, ma con capacità e velocità maggiori, non era la scelta dei sindaci che avrebbero preferito un metrò vero e proprio. Ma per via dei costi non avrebbe mai visto la luce, così i comuni hanno accettato di ripiegare su quello che all’estero viene chiamato Light rail transit, "ora però pare che non ci siano i soldi neanche per quello". Da qui la richiesta di correggere il tiro e l’endorsement che, numeri alla mano, sperano di incassare dal ministero. In tutto per la cura del ferro sul territorio servono 400 milioni sperando che non finisca come nel 2012, quando la Corte dei Conti bocciò un precedente progetto per mancanza di copertura finanziaria.

 

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