Processo Maroni, assolto il coimputato. Il legale dell’ex governatore: “Procura voleva una condanna post mortem”

Duro commento dell’avvocato Domenico Aiello: “In un Paese civile i processi si sospendono in determinate condizioni di salute, qui invece si è cercata la damnatio memoriae”

Roberto Maroni

Roberto Maroni

Milano – La Procura voleva una “condanna post mortem” e “la sentenza di oggi arriva postuma e assolve Roberto Maroni dalle accuse, ma visti i danni dell'indagine e le pene patite durante il processo, mai come stavolta l'assoluzione giunge inutile, non consola nessuno. Lui già da tempo è nella pace dei giusti”.

Assolto il coimputato

È il duro commento dell'avvocato Domenico Aiello, legale dell'ex governatore lombardo morto lo scorso novembre, dopo la sentenza che oggi ha assolto con formula piena il coimputato Guido Bonomelli, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde spa accusato di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Per Maroni è stata dichiarata “l'estinzione del reato” contestato dalla Procura per morte dell'imputato.

Damnatio memoriae

“La banalità del male, si potrebbe dire - ha spiegato Aiello -. In un Paese civile una persona in determinate condizioni di salute non viene processata. Il procedimento si sospende, per non aggravare o appesantire uno stato di salute precario. L'accusa ha voluto concludere il processo e istruirlo fino alla fine, con un pm che non ha mai creduto alla parola degli avvocati, ma a questo siamo abituati, e non ha creduto alle certificazioni, che parlavano di patologie gravi e condizioni di costante sofferenza. Ha quindi concluso chiedendo la condanna post mortem, una sorta di damnatio memoriae”.

La ricostruzione del pm

Secondo le indagini del pm Giovanni Polizzi, Maroni da governatore avrebbe fatto “pressioni”, tra novembre 2017 e marzo 2018, su Bonomelli per far affidare un “incarico” all'architetto Giulia Capel Badino in Infrastrutture lombarde spa. Incarico che Capel Badino avrebbe poi ottenuto, secondo l'imputazione, nell'aprile 2018, “dopo ripetute insistenze” di Maroni.  L'accusa non è stata tuttavia riconosciuta dai giudici al termine del dibattimento.

Il precedente

Maroni, tra l'altro, era già stato assolto in via definitiva dalla Cassazione, nel novembre 2020, dall'accusa di aver favorito una ex collaboratrice del suo staff al Viminale, Mara Carluccio, con un contratto in Eupolis, ente regionale lombardo.

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