NICOLA PALMA
Cronaca

Presidio al Leoncavallo: "Grattacieli nei cortili ma si parla ancora di noi"

Ufficiale giudiziario in via Watteau per la centotrentesima volta: sfratto rinviato. Appello al Comune: "Ora batta un colpo". L’ipotesi trasloco in via San Dionigi.

Ufficiale giudiziario in via Watteau per la centotrentesima volta: sfratto rinviato. Appello al Comune: "Ora batta un colpo". L’ipotesi trasloco in via San Dionigi.

Ufficiale giudiziario in via Watteau per la centotrentesima volta: sfratto rinviato. Appello al Comune: "Ora batta un colpo". L’ipotesi trasloco in via San Dionigi.

"Sembra surreale che in una città che ha visto velocemente crescere grattacieli nei cortili, stiamo ancora discutendo del Leoncavallo", esordisce Daniele Farina, storico esponente del centro sociale ed ex deputato indipendente di Rifondazione comunista. E ancora: "Pare anche dalle inchieste di magistratura che la proprietà privata, l’edificazione e le grandi immobiliari si siano mangiate Milano. Dentro questo, c’è una responsabilità della politica, quantomeno di inattività: una soluzione poteva essere serenamente trovata nell’area di via Watteau, poco o nulla è stato fatto. E la situazione attuale è questa".

Il caso Leonka visto dal Leonka. Ore 9.30 di ieri: sono in duecento al presidio davanti all’ex cartiera occupata dal 1994 per fare da pacifico comitato d’accoglienza all’ufficiale giudiziario, che di lì a un’ora si presenterà al civico 7 per consegnare per la centotrentesima volta in vent’anni l’ordine di sfratto. "Qui siamo e qui restiamo", chiarisce Farina. Copione rispettato: non c’è la forza pubblica per eseguire lo sgombero, la presenza della polizia si limita a un monitoraggio a distanza di Digos e commissariato Greco Turro. Tutto rinviato al 19 marzo per il tentativo numero 131, che difficilmente vivrà un finale diverso dai precedenti. Del resto, la partita si sta giocando su un altro tavolo. Il Leoncavallo è ripiombato al centro dell’agenda politico-istituzionale il 9 ottobre 2024, quando la Corte d’Appello del Tribunale civile ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi per il mancato sgombero.

Da qui l’urgenza di trovare una soluzione in tempi strettissimi, anche perché la sentenza è già esecutiva e quasi certamente non verrà impugnata in Cassazione. Del problema si sta facendo carico il Comune, che avrebbe individuato un capannone in via San Dionigi come spazio dove far traslocare il Leonka per restituire via Watteau 7 alla società L’Orologio srl. L’ipotesi è stata illustrata lunedì dall’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi e dal dg dell’amministrazione Christian Malangone durante una riunione a Palazzo Diotti presieduta dal prefetto Claudio Sgaraglia, alla quale hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine e l’Avvocatura dello Stato. Stando a quanto emerso, il Comune avrebbe intenzione di lanciare una manifestazione di pubblico interesse per assegnare l’area (l’ex magazzino al civico 117 è il maggiore indiziato), a fronte del pagamento di un canone mensile e di una compartecipazione nelle spese di bonifica e messa in sicurezza della copertura dell’immobile con presenza di amianto.

In questo modo, l’operazione avrebbe bisogno soltanto del via libera della Giunta, e non pure del Consiglio (che in epoca Pisapia bocciò la permuta di immobili). "Rimaniamo in attesa che il Comune batta un colpo, dia un segno, faccia capire che questa città non è solo per i redditi alti, ma che è una città che può essere ancora vissuta, una città a portata di un mondo giovanile che è sempre più sacrificato – la conclusione di Farina –. Oggi a Milano c’è bisogno di spazi e libertà, e invece procediamo per zone rosse, perimetrazioni e prezzi inaccessibili". Sulle barricate il centrodestra, contrario al piano di regolarizzazione: "Un danno per tutti".