
I piromani hanno colpito per otto volte in due mesi sempre in zona Niguarda
Milano – "Fare after il sabato utilizzando la benzina, così mentre gli altri a divertirsi il sabato sera noi invece siamo a ballare con il fuoco. Capito? Questa è la cosa divertente". "So solo che ieri sono venuti gli artificieri, incredibile perché stiamo facendo uscire il mondo senza muovere manco un muscolo". I baby piromani si scrivevano su Whatsapp dopo le loro pericolose bravate: si incoraggiano, si davano appuntamento al prossimo raid, progettavano addirittura di appiccare il fuoco in un distributore e su un autobus. Quei messaggi sono stati passati al setaccio dagli agenti dell’Investigativa del commissariato Greco Turro, guidati dal dirigente Carmine Mele, che a valle di una lunga indagine hanno denunciato tre ragazzi per otto roghi dolosi (con 21 veicoli danneggiati) appiccati a Niguarda lo scorso anno.
All’epoca dei fatti, uno aveva 16 anni e uno 17, mentre il terzo (coinvolto solo nell’ultimo episodio) ne aveva 19: vivono a Quarto Oggiaro, due italiani e uno nato a Milano da genitori filippini; il diciassettenne, a novembre, fu accoltellato fuori dal Tribunale dei minori da due coetanei poi fermati dai carabinieri per tentato omicidio. Il primo episodio della serie risale alle 4.11 della notte tra il 5 e il 6 marzo 2024: bruciano una Mercedes classe A e una Mini Cooper parcheggiate dai proprietari in viale Ca’ Granda. Passa un mese, e alle 3 del 10 aprile i due under 18 tornano in azione in via Hermada: davanti al civico 9, vanno a fuoco una Honda e uno Scarabeo di proprietà rispettivamente di un quarantenne e di una cinquantacinquenne che vivono nel palazzo di fronte.
Due giorni dopo, la coppia di piromani colpisce prima in via Ornato alle 4.26 (danni a uno scooter Sym e a una Fiat Bravo) e poi in via Della Pila alle 5.57 (a fuoco una Panda, una Ka e una Polo). La mano è sempre la stessa: tappo del serbatoio forzato, liquido infiammabile spruzzato e rogo appiccato con un fiammifero o con un altro tipo di innesco. Le telecamere immortalano pure quello che succede dopo: gli autori dei blitz, sempre coi volti parzialmente coperti dalle visiere dei cappellini, filmano il fuoco e poi si allontanano con biciclette o monopattini.
Alcuni occhi elettronici catturano pure le loro facce, ma dei due, incensurati, non c’è traccia nelle banche dati delle forze dell’ordine; e il fatto che abitino altrove complica ancor di più il lavoro degli investigatori. Nel frattempo, monta la paura dei residenti sui social, che temono di svegliarsi nel cuore della notte e ritrovarsi l’auto in fiamme. Tra il 14 e il 29 aprile, altre tre incursioni in via Cicerone, via Pozzobonelli e via Marmolada. E arriviamo alle 3.07 del 12 maggio: stavolta gli incendiari sono in tre, e colpiscono in due punti diversi della strada danneggiando sette macchine.
Quella notte, però, l’intervento immediato dei poliziotti di via Perotti incastra i presunti responsabili, che vengono identificati. L’inchiesta che ne segue si fonda sull’analisi di chat e video ritrovati nelle gallery, che danno conto delle modalità di organizzazione dei raid e dell’abitudine di immortalarli con filmati (uno dei quali montato ad arte con diverse inquadrature e musica di sottofondo). "È stata una serata a luci rosse, dobbiamo rifarlo" e "Bruciare tutto, scappare dagli sbirri, dai controllori: finché non vieni preso è divertente", alcuni degli sms agli atti. Ora il gioco è finito.