
di Annamaria Lazzari
Un pezzo di storia dei Navigli che se ne va. La "Premiata Pizzeria", sull’Alzaia Naviglio Grande, chiude. Gli arredi sono già stati portati via. A differenza di altre insegne in zona che si spacciano per antiche, la "Premiata" un po’ di storia alle spalle ce l’aveva per davvero. Era aperta dal 1992 ed era anche uno dei locali più grandi sui Navigli, con 150 posti a sedere. Il suo gestore, Vincenzo Mita, 64 anni, ha cercato di resistere per mesi stringendo i denti. Ma alla fine è stato costretto a prendere la decisione più sofferta della sua vita: "L’ho concordata con la proprietà dell’attività. Andare avanti in queste condizioni avrebbe significato solo veder gonfiare le perdite", sospira. A monte, una costellazione negativa di elementi: incassi ridotti al lumicino, il macigno dell’affitto ("circa 20mila euro al mese"), i provvedimenti del Governo con aperture a fisarmonica. Ma anche un investimento che solo a posteriori si è rivelato sbagliato.
"Il 7 gennaio di quest’anno, quando nessuno poteva immaginare cosa sarebbe arrivato, abbiamo iniziato i lavori per ristrutturare gli interni. L’idea era ospitare in un’area della pizzeria la Trattoria Milanese che fino all’anno prima e per 22 anni avevo gestito in quel di viale Gorizia, assieme alla pizzeria. Volevo inaugurare la formula di due locali in uno. Per questo la proprietà e in parte anche il sottoscritto abbiamo investito decine di migliaia di euro. Abbiamo terminato la ristrutturazione a marzo, quando è scattato il lockdown. La riapertura è slittata a giugno". Ma il mondo era cambiato: "I turisti erano scomparsi. Quest’estate siamo però riusciti a galleggiare". Il problema è arrivato con il decreto entrato in vigore il 26 ottobre: "Facile dire a pub e ristoranti di chiudere alle 18. Ma la decisione in questa zona ha avuto un impatto devastante. I Navigli di giorno lavoricchiano, è la sera il loro momento. La Premiata Pizzeria realizzava il 95% del suo fatturato per la cena". L’ultimo giorno di apertura è stato il 5 novembre. "Quando sono scattate le chiusure, il giorno successivo, per la zona rossa in Lombardia ho capito che non c’era più storia". Puntare sulle consegne? Mita scuote la testa: "Il take away non ha mai decollato sull’Alzaia perché è pedonalizzata. E, per quanto riguarda il delivery, i costi del servizio sono così alti che non avremmo potuto garantire la qualità dei nostri piatti, in particolare quelli della tradizione milanese". Rimarranno a spasso quindici dipendenti dopo la fine della cassa integrazione: "Il mio dolore è anche per loro". Mita non vuole rinunciare ad accarezzare un sogno: "L’unico regalo che vorrei sotto l’albero è tornare a fare il gestore. Magari di una bella trattoria milanese".