GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

"Pragmatismo da sindaco per un’Europa unita in difesa della sanità"

Il candidato del Pd al Parlamento europeo, Giorgio Gori, chiarisce la posizione del partito sulla guerra in Ucraina e l'uso di armi Nato, nonostante le divergenze interne. Si esprime a favore del sostegno all'Ucraina e dell'uso di armi Nato contro la Russia. Critica il centrodestra sovranista e propone un'Europa più unita per affrontare la crisi demografica.

"Pragmatismo da sindaco per un’Europa unita in difesa della sanità"

"Pragmatismo da sindaco per un’Europa unita in difesa della sanità"

Giorgio Gori, candidato del Pd al Parlamento europeo, non trova che per un elettore sia dura individuare la posizione dei Dem su temi cruciali come la guerra in Ucraina e l’uso di armi Nato oltre i confini ucraini, considerate le diverse posizioni presenti nel partito?

"La posizione del Pd sul conflitto in Ucraina è molto chiara ed è stata concretamente espressa sia nel Parlamento italiano sia nel Parlamento europeo: noi riteniamo si debba offrire all’Ucraina tutto il sostegno umanitario, economico e militare necessario per far fronte all’invasione russa".

Altri eurocandidati del Pd non la pensano così. Mi riferisco a Marco Tarquinio o Cecilia Strada, ad esempio.

"Ripeto: la posizione del Pd è chiara. Poi ci sono candidati che corrono nel Pd da indipendenti e hanno opinioni diverse: entro certi limiti può essere anche positivo, basta non eccedere nelle provocazioni".

È favorevole all’uso di armi Nato anche in terra russa?

"Io penso che sia giusto usare armi Nato per colpire le postazioni dalle quali la Russia fa piovere i missili che uccidono i civili ucraini. Sono quindi d’accordo con la proposta di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. E non è un caso che i Paesi europei si stiano allineando. Il Governo italiano invece continua a fare il pesce in barile. Nella mia visione la difesa comune è necessaria per rafforzare il pilastro europeo della Nato: oggi siamo dipendenti dagli Usa e siamo molto disorganizzati, cosa che ci rende vulnerabili".

Lei è per una maggiore delega di poteri all’Europa, il centrodestra ha rispolverato slogan decisamente sovranisti.

"I partiti della destra non indossano più le magliette “No Euro“ ma puntano a smontare l’Unione Europea dall’interno. La Lega di Matteo Salvini dice “meno Europa“. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia fanno parte di un gruppo, quello dei Conservatori, che ha come slogan “fare meno“. Noi siamo su posizioni opposte: se l’Europa in 7 mesi non è stata capace di dire nulla sul Medio Oriente, se non è in grado di garantire investimenti confrontabili con quelli di Usa e Cina per l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica e la competittività industriale, è perché il pallino è ancora saldamente nelle mani degli Stati nazionali e il bilancio comune insufficiente. In pandemia l’Unione Europea ha dato un esempio di quello che sa fare: si è mossa compatta e ha saputo garantire i fondi per la cassa integrazione dei lavoratori europei, il recovery plan, i vaccini. C’è chi vorrebbe restasse un’eccezione senza seguito, ma così l’Europa rischia l’irrilevanza".

Unione d’intenti per fare cosa, oggi?

"Per occuparsi delle conseguenze della crisi demografica. L’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità, fenomeni comuni ai Paesi europei, stanno mettendo a rischio la sostenibilità dei sistemi sanitari e pensionistici. Aumenta la popolazione anziana e con essa i costi sanitari e previdenziali, mentre la base fiscale va assottigliandosi. Secondo la Banca d’Italia, nel 2040 nel nostro Paese avremo 5,4 milioni di lavoratori in meno e un calo del Pil di ben 13 punti".

“Un sindaco per l’Europa“: tradotto?

"Un sindaco si allena ad essere pragmatico, a perseguire con pazienza i propri obiettivi, a verificare nel concreto l’impatto delle proprie decisioni: qualità e attitudini che sono convinto possano tornare utili anche al Parlamento Europeo".