
SBARRATO Il cancello chiuso dell’ex bar della stazioneBIVACCHI Porta Genova, all’una di notte
Milano, 8 dicembre 2018 - Una stazione ferroviaria, Porta Genova, la più antica di Milano fra quelle ancora in funzione (inaugurata nel 1870), che nasconde una centrale dello spaccio. Se il futuro dello scalo è nel progetto di riqualificazione, come prevede l’accordo di programma fra Comune e Fs, il presente è un buco nero di illegalità. La rivelazione viene fatta da una nostra fonte, a cui garantiamo l’anonimato per timore di ritorsioni: l’ex bar interno, inserito in un’ala laterale dismessa da anni dell’edificio, è stato trasformato in covo dagli spacciatori. Lì confezionano la droga da vendere al dettaglio. «Il locale al piano terra è un dormitorio per disperati. I pusher attraverso una scala hanno creato nell’ex solaio del bar, al piano sopra, un vero e proprio appartamento con cucina e camera da letto. È lo stesso posto dove preparano le dosi – racconta–. Come materiale di confezionamento usano sacchetti dei cestini per la raccolta differenziata». Li ha visti con i suoi occhi. Chi sono gli spacciatori? «Nordafricani con il vizio dell’alcol e della droga». Smerciano marijuana? «Quella la vendono già i ragazzini, appena inizia a fare buio. Loro sono specializzati in sostanze più pesanti». Cocaina o eroina? «Non so con precisione. In giro però si trovano un sacco di scatole di medicinali con cui tagliano la roba» dice. La nostra “gola profonda” rivela di aver già fatto denuncia a Rfi, gestore dell’infrastruttura ferroviaria. Senza alcun effetto. La Polfer? «Sono troppo pochi gli agenti presenti per garantire la sicurezza di tutte le stazioni».
A conferma del suo racconto, due elementi. La cronista del Giorno, sul posto, ha appurato che il cancello esterno da cui un tempo si accedeva al dehors del bar non c’è più il catenaccio, e l’ingresso è bloccato con mattoni dall’interno. Soprattutto siamo entrati, qualche giorno fa, con una telecamera nascosta a Porta Genova. La stazione è quella di testa che collega i territori dell’Abbiatense e della Lomellina. All’una di notte l’ultimo bus sostitutivo diretto a Mortara (alla 0.20) è partito da un pezzo.
Eppure le porte d’ingresso continuano ad aprirsi. La sala d’attesa, dove si trova la biglietteria, è un dormitorio per clochard avvolti tra le coperte, su un pavimento lurido pieno di rifiuti e macchie di vino. Chi entra in stazione a quell’ora passa oltre, per raggiungere i binari. Si dirige in fondo verso i bagni, sotto il ponte degli artisti, dove ci sono stranieri. Il via vai è continuo. Un ragazzo si rivolge agli spacciatori e poi esce dalla stazione, riferendo al suo amico: «Vogliono 200 euro». Chiediamo lumi al tabaccaio, l’unica attività rimasta dentro la stazione, dopo la chiusura di bar, edicola, Caf della Cia e Internet point. Bocca cucita: «Se è venuta a fare un giro di notte, le mie parole non aggiungerebbero nulla a quanto ha visto».