Polloni in 15 capolavori: il mio sogno animalier

Polloni in 15 capolavori: il mio sogno animalier

Polloni in 15 capolavori: il mio sogno animalier

Trasferiti in massa gli orsi dal Trentino (dove il runner Andrea Papi è stato di recente vittima della loro aggressione), e forse da altre foreste nazionali, si prospetta di poterli pacificamente ammirare solo dipinti. Vedi l’esemplare in mostra in via Santo Spirito 7, da oggi al 29 aprile (in coincidenza con Miart 2023 e Salone del Mobile), alla Galleria Maurizio Nobile Fine Art, ex-appartamento di Mina, dentro le magnifiche mura di Palazzo Bagatti Valsecchi: "Occhio animale". Esposizione di 15 capolavori eseguiti da Saverio Polloni, "pelo per pelo", chino anche qualche mese su ogni singola tavola. Tanto espressivi di calma e gioia imperturbata questi ritratti, che ti guardano dritto negli occhi, sempre a grandezza naturale, da aver conquistato gli appartamenti privati di Sting, della famiglia Armani e di Antonella Clerici e di Gianluca Vacchi (imprenditore bolognese re di Instagram, che ovviamente ha scelto una vacca), e di altre star non nominabili ma certo afflitte dal comune rimpianto del paradiso terrestre. Domestici o ammansiti, vari felini, compreso il leopardo delle nevi residente oltre i 2.000 metri dell’Asia centrale, e la scimmia nasica (o nasona), e il cavallo andaluso, e l’anitra (femmina del germano reale), e l’ippopotamo, in pose teatrali. Scenografo, infatti, l’autore. Milanese, classe 1957, formatosi a Brera. Ma perché, Polloni, dal 2002 si dedica alla pittura animalier?

"Per la mia generazione, era la pittura in generale ad essere preclusa: alla prima Biennale di Venezia frequentata da laureato, non avevo visto un quadro. Per fortuna, il mio talento ho potuto dirottarlo sulla pubblicità".

Finché cani e gatti nelle famiglie sono diventati più numerosi dei figli, e i loro ritratti richiestissimi, giusto?

"Il primato spetta a Novara, dove vivo, ma il ritratto, che è la mia passione, lo rifiuto a chi me lo chiede per questi soggetti. Finirei per fare solo questo. L’unico levriero che vedrete in mostra è una citazione: appartenevano, l’animale e il relativo quadro, al principe Alberto, marito della Regina Vittoria, che da lei li aveva ricevuti in dono".

Il più bello?

"In assoluto, il tacchino selvatico nordamericano. Il più pesante e più grande dei galliformi, coloratissimo, piume rosse, viola, verdi, rame, bronzo e alcune parti addirittura dorate. Mai me ne vorrei separare". Aggiungiamo che vari sforzi sono in atto per incoraggiare l’allevamento dei sopravviventi di questa popolazione, diminuita a causa della caccia e della perdita dell’habitat. Ma negli ultimi 50 anni, calcola il Wwf, sono scomparsi ben due terzi delle specie animali. Dovremo cercarli, chissà, nella pittura.

Anna Mangiarotti

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