MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Precipitò per fermare l’evaso, Carmine De Rosa riabbracciato dai colleghi dopo il coma

“Il volo di dieci metri, il buio, l’allarme e il ricovero: ho rimosso tutto San Vittore è sempre la mia casa, voglio tornare in servizio al più presto”

Carmine De Rosa, 28 anni, è precipitato tentando di bloccare un detenuto in fuga

Carmine De Rosa, 28 anni, è precipitato tentando di bloccare un detenuto in fuga

Milano, 1 febbraio 2024 – “Sto bene. Parlo, cammino, ho riabbracciato i miei colleghi anche se non sono ancora rientrato in servizio. Non so quale santo mi abbia salvato: mi sento un miracolato. Ho saputo quello che mi è successo dai racconti degli altri, perché dell’incidente non ricordo nulla. Nella mia mente c’è il buio assoluto su quella notte. Ma so che sono fortunato a essere vivo". Carmine De Rosa, 28 anni, è l’agente di polizia penitenziaria che lo scorso 21 settembre è precipitato mentre inseguiva un detenuto evaso. Ha riportato fratture alla colonna vertebrale e al cranio, con emorragia e contusioni cerebrali, ed è stato tra la vita e la morte per settimane.

Quella notte stava piantonando all’ospedale San Paolo il palestinese Nazim Mordjane, di 32 anni, in carcere dal 10 agosto per la rapina di un Rolex, accompagnato lì perché si era ferito durante una lite con un altro detenuto. Erano passate da poco le 5 ed era in attesa di una visita in una stanza al piano terra. Dopo aver scassinato la finestra del bagno, Mordjane è fuggito saltando su un’aiuola di fronte. De Rosa l’ha inseguito, cadendo però in un’intercapedine e finendo al piano -2. Un volo di almeno dieci metri, a testa in giù. Soccorso prima al San Paolo e poi al San Carlo, ha affrontato diversi interventi e ora sta continuando le terapie al centro della Fondazione Don Gnocchi. Mordjane è poi stato catturato il 6 ottobre a Ginevra.

Cosa ricorda di quel momento?

"Nulla, la mia mente ha rimosso tutto, persino di essere andato al San Paolo a piantonare un detenuto la notte tra il 20 e il 21 settembre. Ho iniziato a rendermi conto di essere in ospedale tra fine novembre e i primi giorni di dicembre. Prima sentivo di essere vivo ma era come se fossi altrove. Mi hanno raccontato che dopo la caduta il collega che era con me ha subito dato l’allarme ma è stato difficile raggiungermi per i soccorsi perché ero in un punto nascosto, non di passaggio. E non era ancora giorno, quindi si vedeva poco. Il giorno stesso sono stato operato, prima alla testa e poi alla colonna vertebrale".

Quando si è risvegliato, cosa le hanno detto i medici?

"Che ho avuto una forza straordinaria. Il rischio che non uscissi vivo dalla sala operatoria era altissimo, poi c’era il timore che non camminassi più e che non recuperassi le mie facoltà cognitive. E invece, a poco a poco, ce l’ho fatta. Superata la fase critica, ho recuperato in quattro mesi e oggi parlo e cammino come prima. Sto seguendo ancora le terapie al centro del Don Gnocchi e dovrò inizare la fisioterapia. Ero dimagrito di 15 chili durante i ricoveri ma sono riuscito a riprendere peso. Ora mi sento bene, e lo dico con convinzione".

Su Instagram ha pubblicato un video che immortala il “bentornato“ dei colleghi. È ritornato a San Vittore?

"Sì, perché San Vittore è la mia casa milanese, dove lavoro da 4 anni (sono originario di Carinaro, vicino Caserta) ma non sono ancora rientrato in servizio. Il “bentornato“ è stato un momento memorabile, organizzato dai colleghi il giorno in cui sono stato dimesso dall’ospedale, il 13 gennaio. Voglio ringraziare tutti coloro che mi sono rimasti vicino fin da subito (tra loro, il direttore del carcere Giacinto Siciliano, che proprio a Carmine ha dedicato l’Ambrogino d’oro consegnatogli lo scorso dicembre, e Michela Morello, comandante di reparto della Polizia penitenziaria a San Vittore, ndr ). Immensa è la gratitudine per la mia famiglia, in particolare per i miei genitori e per mio fratello, che hanno sofferto più di me temendo che non potessi farcela. Ringrazio anche la mia ex fidanzata".

Il suo desiderio per il futuro?

"Tornare al più presto al lavoro. Nel frattempo sono già tornato nei miei luoghi del cuore a Milano: la zona di via Moscova e quella dei Navigli. È meraviglioso passeggiare in questi posti, sapendo di aver rischiato di non vederli mai più".