
Giuseppe D'Amico, il presunto pirata della strada, e la scena dell'incidente
«L’indagato si è posto alla guida, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, con la patente revocata, a bordo di un veicolo a lui non intestato, senza tenere in conto il rischio, poi purtroppo concretizzatosi, di poter investire e uccidere qualche pedone o causare incidenti stradali con altri veicoli, in conseguenza della scarsa lucidità e attenzione dovuta alle proprie condizioni di alterazione psico-fisica, e in ragione della velocità evidentemente non adeguata all’orario notturno". E ancora: per la Procura, il pregiudicato Giuseppe D’Amico "appare spregiudicato e incapace di rispettare il valore della vita umana, visto peraltro che, dopo il sinistro, non ha avuto alcuna remora nel fuggire senza prestare assistenza e non assumendosi le proprie, gravi responsabilità". Così il pm Francesco De Tommasi ha motivato la richiesta di misura cautelare in carcere per l’uomo che alle 3 di venerdì era al volante della Bmw Serie 1 che ha travolto e ucciso il monopattinista Juan Carlos Quinga Guevara.
Oggi il ventinovenne, difeso dall’avvocato di fiducia Fabio Ambrosio, verrà interrogato a San Vittore dal gip Tommaso Perna per la convalida dell’arresto per omicidio stradale e omissione di soccorso. Secondo quanto ricostruito dalla polizia locale, il trentatreenne di origine ecuadoregna, che lavorava come addetto alla logistica in un punto vendita Carrefour per conto della cooperativa H2O, stava percorrendo con la sua tavoletta elettrica il controviale di Famagosta in direzione piazza Maggi; all’altezza dell’incrocio con via Beldiletto, avrebbe svoltato a sinistra in direzione via Lope de Vega.
In quel momento, stava arrivando dalla carreggiata opposta la Bmw di D’Amico: è vero che Quinga Guevara avrebbe dovuto dargli la precedenza perché proveniva dalla sua destra, ma è altrettanto vero, come sottolineato dai ghisa del Radiomobile, che il conducente dell’auto non avrebbe "prestato la necessaria attenzione nella guida" e non avrebbe moderato "la velocità del veicolo, come prescritto nelle ore notturne e in prossimità delle intersezioni stradali e/o semaforiche lampeggianti". Nell’impatto, il sudamericano è stato sbalzato ad alcuni metri di distanza, "rovinando al suolo, esanime, in corrispondenza dell’attraversamento pedonale".
Vani i soccorsi : il trentatreenne è stato trasportato in condizioni disperate al Policlinico, dov’è deceduto qualche ora dopo. All’arrivo di vigili e sanitari di Areu, D’Amico si era già allontanato a piedi verso la sua abitazione di via Depretis, lasciando lì a prendersi la colpa la venticinquenne con cui aveva trascorso la serata: "In un primo momento – ricorda il pm nella richiesta di convalida – aveva addirittura concordato con la propria compagna di far ricadere le responsabilità su di lei". Un piano fallito soprattutto grazie alle parole, particolare finora inedito, di un uomo che ha assistito in diretta all’accaduto: la ragazza, risultata positiva ai pre-test di alcol e droga, "ha poi detto la verità, anche perché esiste un testimone oculare". A quel punto, gli investigatori di via Custodi sono andati a bussare a casa del pregiudicato, che era lì ad aspettarli: non ha detto una parola, si è sfilato dal collo due catene d’oro, ha indossato la tuta e ha seguito in silenzio i vigili. Pure lui è risultato positivo ai pre-test antidroga, in particolare a cannabinoidi e cocaina, tanto che il pm parla di guida "sotto l’effetto di sostanze stupefacenti".
Quei risultati dovranno essere confermati dall’esito degli esami in ospedale, che dovrebbe arrivare domani. In ogni caso, per la Procura D’Amico deve rimanere in cella, "tenuto conto delle modalità e della gravità della condotta nonché della circostanza che si tratta di un soggetto gravato da precedenti penali e che ha dato piena prova di non essere in grado di osservare prescrizioni di tipo non particolarmente afflittive". Tipo la revoca della patente, arrivata dopo un’altra omissione di soccorso nel 2019 in via Lope de Vega e una sanzione per guida in stato di ebbrezza nel 2020 a Cologno Monzese.