Il pirata di Famagosta Pregiudicato recidivo e positivo ai pre-test di cannabinoidi e coca

Arrestato Giuseppe D’Amico per omicidio stradale e omissione di soccorso. La vittima Juan Quinga Guevara stava andando a lavoro in un supermercato.

Il pirata di Famagosta  Pregiudicato recidivo  e positivo ai pre-test  di cannabinoidi e coca

Il pirata di Famagosta Pregiudicato recidivo e positivo ai pre-test di cannabinoidi e coca

di Annamaria Lazzari e Nicola Palma

MILANO

Uno stava tornando a casa al termine di una lunga serata in giro per locali, probabimente dopo aver assunto stupefacenti. L’altro stava andando a lavoro nel cuore della notte, con il suo monopattino. Era quasi arrivato Juan Carlos Quinga Guevara, ecuadoregno che aveva compiuto 33 anni lo scorso 31 dicembre e che viveva a Pero: lavorava come addetto alla logistica per conto della cooperativa H2O in un punto vendita Carrefour (in una nota, la filiale italiana del colosso francese della grande distribuzione ha espresso "cordoglio" per la morte del lavoratore sudamericano). All’incrocio tra viale Famagosta e via Beldiletto, a poche centinaia di metri dal magazzino dell’esercizio commerciale, il sudamericano ha però incrociato la traiettoria della Bmw Serie 1 guidata dal pregiudicato ventinovenne Giuseppe D’Amico, nato a Palermo e residente in uno stabile di sette piani di via Depretis, alla Barona, a meno di un chilometro dal luogo dell’impatto.

I semafori erano lampeggianti, e, secondo una prima ricostruzione ancora da confermare, Quinga Guevara avrebbe svoltato a sinistra per infilarsi in via Beldiletto, non dando la precedenza all’auto che stava percorrendo la carreggiata opposta. Il monopattinista è stato sbalzato a diversi metri di distanza ed è rimasto a terra immobile. I sanitari di Areu lo hanno intubato e trasportato in condizioni gravissime al Policlinico, dov’è deceduto in mattinata; i primi a essere avvisati sono stati i genitori. Nelle stesse ore, gli agenti del Radiomobile della polizia locale sono andati a bussare a casa di D’Amico: lui era lì, sveglio, come se si aspettasse l’arrivo degli investigatori; con lui c’era pure un parente. Non ha proferito verbo: quando i vigili gli hanno ordinato di seguirli, si è sfilato dal collo un paio di catene d’oro, ha indossato una tuta e si è incamminato senza opporre resistenza. A lui i ghisa sono arrivati consultando il libretto della Bmw, presa in affitto con la formula del "leasing con riscatto". Sì, perché sul luogo dell’incidente il ventinovenne non c’era: si era allontanato a piedi, lasciando a prendersi la colpa una venticinquenne italiana che frequentava da qualche settimana e con cui aveva trascorso la serata, prima a cena in un ristorante e poi in un locale.

Inizialmente, è stata proprio la ragazza ad autoaccusarsi di quanto accaduto, riferendo ai vigili che c’era lei al volante dell’auto. Poi, però, quando si è resa conto della gravità di quanto successo, ha cambiato versione, spiegando che in realtà a guidare era D’Amico. Entrambi sono risultati positivi ai pre-test antidroga di cannabinoidi e cocaina, anche se va precisato che si tratta di esiti soltanto parziali: l’eventuale assunzione di stupefacenti dovrà essere certificata dai risultati degli esami effettuati in ospedale. In ogni caso, il ventinovenne non avrebbe dovuto essere lì, a quell’ora, al volante di una macchina. Per due motivi. Il primo: D’Amico, con una lunga serie di precedenti per reati contro il patrimonio commessi tra Milano e il Veneto (in particolare nella zona di Peschiera del Garda), era affidato in prova ai servizi sociali, con obbligo di restare all’interno della sua abitazione dalle 22 alle 6; in precedenza, fino al febbraio 2020, era stato sottoposto all’obbligo di firma presso la stazione dei carabinieri Barona.

Il secondo: gli era stata revocata la patente. Perché? Nel novembre del 2019, stando a quanto risulta al Giorno, aveva urtato una macchina e poi investito un pedone in via Lope de Vega, a due passi dal punto in cui ieri notte ha travolto Quinga Guevara; in quell’occasione, il ferito non aveva riportato gravi conseguenze, ma il ventinovenne era comunque scappato senza prestare soccorso. Nel 2020, poi, sarebbe stato trovato al volante in stato di ebbrezza nel Comune di Cologno Monzese. D’intesa con il pm Francesco De Tommasi, gli agenti lo hanno arrestato con le accuse di omicidio stradale e omissione di soccorso e portato in cella a San Vittore. Nei prossimi giorni, l’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

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