BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Pioltello, calendario ritoccato alla scuola chiusa per il Ramadan: due giorni in meno di “ponte” per tornare in regola

A casa il 26 aprile, ma rientro il 29 e il 30: la scelta del Consiglio di Istituto all’Iqbal Masih. L’invito a "una maggiore partecipazione" rivolto ai genitori assenti, per placare i malumori

Pioltello (Milano), 27 marzo 2024 – Alla fine i conti tornano. Il braccio di ferro sui giorni di chiusura dell’Iqbal Masih di Pioltello finisce quando ormai è buio. Dirigente, genitori, insegnanti e personale scolastico lasciano le aule per tornare a casa. Non parlano con nessuno. Teste basse davanti alle telecamere e ai microfoni che provano a intercettarli. Le auto si accendono, le luci si spengono e sulla città dell’hinterland torna il silenzio dopo otto giorni di polemiche, scontri social e attacchi mediatici. È lunedì. Il Consiglio d’Istituto ha appena ribadito all’unanimità di volersi fermare per il 10 aprile, giorno di fine Ramadan. Qui il 43% dei 1.300 iscritti non ha ancora la cittadinanza italiana. Per dribblare le contestazioni degli ispettori spediti dall’Ufficio scolastico regionale su invito del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, hanno dovuto lavorare di forbici sul calendario delle lezioni.

L’ex Provveditorato aveva calcolato un eccesso di autonomia: troppe le giornate sacrificate rispetto al limite di tre stabilito dalla Regione. Così, dalla riunione straordinaria esce una rettifica. Per chiudere le classi alla fine del mese di digiuno degli islamici è stato necessario accorciare le vacanze fra il 25 aprile e il 1° maggio. Si torna sui banchi il 29 e il 30 aprile, ma si resta a casa anche il 26. Fra i rilievi arrivati da Roma anche quello di avere – di fatto – istituito una nuova festività, competenza di Stato e Regione. Così, per motivare l’assenza da scuola, tanto nel periodo di ponte quanto per la ricorrenza islamica, professori e genitori fanno riferimento "all’altissimo tasso di assenze" nelle due date "che vanificherebbe l’attività didattica". Impossibile, quindi, fare lezione con le classi semivuote. "Nessuna questione religiosa", ma solo "educativa". E con questo si punta a far cadere il terzo appunto, quello di una carenza di motivazione nella delibera di 10 mesi fa. Ora, con questo sperano che la vicenda sia chiusa definitivamente.

Un auspicio che arriva dal dirigente Alessandro Fanfoni come dalla sindaca Ivonne Cosciotti. "La presenza di tanti studenti stranieri necessita di politiche a supporto di insegnanti e organi scolastici – spiega la prima cittadina – la chiusura del 10 aprile è un’esigenza oggettiva. E tante altre realtà italiane potranno trovarsi in futuro di fronte alla stessa situazione: servono modelli di integrazione e programmi più avanzati". Una posizione che sembra essere quella della larga maggioranza della città che ha fatto quadrato attorno alla Masih. A dimostrarlo, una petizione online con cinquemila firme raccolte in pochi giorni, la lettera delle famiglie, quella dei 200 docenti e l’endorsement di don Giacomo Roncari, don Andrea Andreis e don Marco Taglioretti, i tre parroci.

Eppure qualche crepa c’è. Una la porta allo scoperto la nota finale dello stesso Consiglio d’Istituto, che invita a "una maggiore partecipazione quei genitori che dicono di aver appreso solo di recente delle date di sospensione dell’attività". Come a confermare che voci fuori dal coro ci sono state anche qui.

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