
Maurizio
Cucchi
Eccomi nell’ampio e a suo modo spettacolare piazzale Libia, per un appuntamento con il decano della nostra poesia, l’ottimo Giampiero Neri, qui residente. Lui stesso mi indica alcune specificità del luogo, che sembra un parco. E dunque le sue bellezze vegetali, come la forsizia, la rosa canina, i fiori del pruno selvatico ai quattro angoli, mentre ascolto il dolce canto minimo degli uccellini. Neri, mio amico e maestro, prossimo ai 95 anni, ha dedicato di recente un piccolo libro raffinato proprio alla zona, e cioè “Piazza Libia“ (Ares), brevi prose poetiche di impeccabile grazia e semplicità, in cui introduce personaggi di una realtà quotidiana che appartiene alla sua esperienza diretta. Ecco il diseredato e sagace signor Giovanni, che se ne sta su una panchina, e con il quale il poeta dialoga. E lo fa con altre figure del posto: il giornalaio, il rilegatore di libri, il panettiere laureato, il profugo Attila, il fioraio del Bangladesh. Vi invito a leggerlo e a godervi la sapiente limpidezza della scrittura di Neri, che di recente ha anche pubblicato una "Antologia personale" con Garzanti e, ancora da Ares, il racconto lirico "Un difficile viaggio". Entro per una breve visita in casa sua, un appartamento gremito di quadri e di carte varie sui tavoli, tracce della vita di un poeta nei decenni. Torniamo nella vastità della piazza in cerca di un caffè per un ristoro. Giampiero mi indica un edificio in ristrutturazione dov’era un convento. Giriamo all’angolo e un giovane ci ferma, timido e gentile, dicendo che ha appena letto alla sua ragazza un passo di un’opera di Neri, "Dallo stesso luogo"! Prende contento il libro dalla tasca e chiede una firmetta. Incredibile coincidenza, ma verissima. Un sorriso e un momento di poetica luce in questi tempi di cupa desolazione...