
Investigatori e vicini davanti al palazzo di via Verro dove è avvenuto l’omicidio
Dall’aula scolastica alla cronaca nera, cresce l’esercito invisibile di adolescenti in bilico tra angoscia e violenza. Dopo la strage di Paderno Dugnano, l’omicidio dell’anziana in via Verro, nel quartiere Vigentino: in entrambi i casi a uccidere sono stati dei minorenni. Le punte tragiche di un iceberg di malessere, perché "i disturbi della condotta sono in crescita", spiega la psicologa, psicoterapeuta, esperta di criminologia e segretaria dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia Simona Silvestro.
Silvestro, quanto è grave e sottovalutato, oggi, il problema dei giovani con disturbi psichici non diagnosticati?
"Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento del malessere, in particolare nei giovani. Un malessere che ha due versanti: internalizzante ed esternalizzante. Il malessere internalizzante è quello caratterizzato da sintomatologie multiple e a volte anche sfumate, in termini di pensieri e vissuti emotivi, con angosce profonde e apatie silenziose che attraversano la mente e problematiche legate all’isolamento e alla marginalità, già indotte dall’uso dei social e dei dispositivi elettronici".
E il malessere esternalizzante?
"È il malessere che si manifesta attraverso comportamenti visibili, come atti autolesivi o azioni rischiose, talvolta anche di tipo deviante. Questi episodi sembrano rientrare proprio in questa categoria, in cui i ragazzi mettono in atto comportamenti impulsivi, senza avere una piena consapevolezza della gravità delle proprie azioni".
Di quanti ragazzi parliamo?
"C’è un sommerso molto importante rispetto ai dati, perché molti di questi ragazzi non vengono intercettati dai servizi deputati, e il loro disagio emerge solo attraverso azioni eclatanti, come la commissione di reati. Sono in crescita quelli che definiamo disturbi della condotta, caratterizzati da comportamenti aggressivi e dalla tendenza a infrangere norme e regole sociali. Si registra una crescita allarmante di ricoveri di giovani con situazioni cliniche complesse, che spesso combinano una diagnosi di tipo psichiatrico con l’assunzione di alcol o droghe".
Quali sono le cause di queste situazioni?
"Le ragioni sono molte: separazioni familiari, famiglie monoparentali, abusi, trascuratezza, traumi come bullismo o lutti, fragilità psichiche anche di origine genetica. Particolarmente vulnerabili sono i minori non accompagnati, segnati dai traumi della migrazione, e i ragazzi di seconda generazione, che spesso vivono conflitti identitari e difficoltà di integrazione".
Le istituzioni stanno monitorando adeguatamente la situazione?
"Nelle istituzioni fortunatamente si sta alzando il livello di allarme e si sta cercando di creare luoghi di intercettazione di prossimità più raggiungibili per i ragazzi".
Alcuni esempi?
"Regione Lombardia ha recentemente stanziato ingenti fondi sul progetto “Scuole in ascolto“ per rinforzare la presenza delle figure psicologiche all’interno delle scuole. Inoltre, è stato introdotto lo psicologo delle cure primarie all’interno delle Case di comunità, che può rappresentare un’importante figura di raccordo con la rete e di orientamento anche per i giovani".
Cosa non va invece?
"Nelle unità operative di Neuropsichiatria infantile, le Uonpia, il personale dedicato al territorio è altamente insufficiente e i tempi di attesa sono molto lunghi, rendendo di fatto i servizi non in grado di rispondere in modo tempestivo ai bisogni emergenziali che si presentano. Ci tengo a sottolineare quindi il problema della limitazione delle risorse per offrire percorsi di sostegno nel servizio pubblico per tutti, in tempi opportuni e senza lunghe liste d’attesa".
Cosa fare per prevenire situazioni estreme?
"Occorrono più psicologi nelle scuole, sportelli d’ascolto e programmi dedicati. Come Ordine degli Psicologi, stiamo rafforzando la rete di intervento su tutta la comunità educante: famiglie, scuole, ma anche spazi informali come associazioni sportive, che possono diventare veri sensori del disagio".